Tarko Sudiarno, The Jakara Post | Feature | Thu, November 27 2014,
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giovedì 27 novembre 2014
MIXING THE SACRED AND THE PROFANE
Tarko Sudiarno, The Jakara Post | Feature | Thu, November 27 2014,
lunedì 24 novembre 2014
CHI C'E' DIETRO L'ISIS ?
Cresce l'opinione, secondo molti in Iraq, che gli Usa stiano usando l'Isis, come scusa, per intervenire di nuovo in Medioriente
di David D. Kirkpatrick
“Sappiamo chi ha creato Daesh” (abbreviazione in arabo che si riferisce all'Isis) ha detto il vice primo ministro iracheno Bahaa al-Araji, intervenuto durante una manifestazione organizzata dal leader religioso sciita, Moqtada al-Sadr, lo scorso sabato, per dissuadere gli Stati Uniti dall’inviare truppe di terra in Iraq.
A margine dell’evento della scorsa settimana, lo stesso Sadr, ha pubblicamente incolpato la CIA, di aver creato lo Stato Islamico. Le interviste svolte in quell’occasione, rivelano come la maggior parte dei partecipanti – alcune migliaia in tutto – e diverse dozzine di parlamentari, siano della stessa opinione (Sadr è considerato vicino all’Iran, altro luogo dove questa teoria è particolarmente popolare).
Quando un giornalista americano ha chiesto a Bahaa al-Araji, se anche lui ritenesse la CIA responsabile di aver creato lo Stato Islamico, quest’ultimo non si è sbilanciato. “Non lo so, io sono soltanto un pover’uomo”, ha detto Araji in un inglese perfetto, arretrando rapidamente verso la portiera di un suv con tanto di chaffeur. “Ma siamo molto timorosi. Grazie!”
La teoria del complotto, tra CIA e Stato Islamico è fonte di forti dubbi, circa il ritorno dei militari americani in Iraq, più di 10 anni dopo l’invasione del 2003. In più, il fatto che anche, un’alta carica del governo iracheno abbia espresso, con nonchalance, il proprio supporto, a una teoria del genere, dimostra quanto il nuovo governo di Baghdad, si potrà rivelare un alleato scomodo, per la coalizione guidata dagli americani, contro i militanti islamici.
Lo Stato Islamico, conosciuto anche con l’acronimo Isis, ha conquistato molte delle province sunnite nel nordest dell’Iraq, anche grazie all’alienazione, di molti residenti dal governo di maggioranza sciita dell’ex primo ministro Nuri Kamal al-Maliki.
Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha insistito ripetutamente, che un eventuale intervento delle forze militari americane, contro l'Isis, sarebbe dipeso dall’instaurazione di un governo maggiormente inclusivo a Baghdad, anche se il via libero ai bombardamenti è avvenuto, prima, che l’organico governativo venisse completato.
Il parlamento, infatti, non ha ancora confermato le nomine per le cariche cruciali di ministro della Difesa e degli Interni, in parte a causa di mancati accordi tra le fazioni sunnite e quelle sciite. Secondo i media iracheni, il processo di assegnazione delle cariche potrebbe richedere più di un mese.
La manifestazione di sabato scorso è solo l’ultimo di una serie di segnali inviati da parte della leadership sciita, in particolar modo da quelle fazioni considerate vicine all’Iran e che mirano a scoraggiare un intervento “boots on the ground” dei militari americani. Obama ha promesso, di non inviare truppe da combattimento, ma non è riuscito a convincere gli iracheni. “Non ci fidiamo di lui”, ha detto Raad Hatem, 40 anni.
Haidar al-Assadi, suo coetaneo, è d’accordo. “L'Isis è una creazione statunitense. Gli Stati Uniti stanno intervenendo nuovamente usando, come scusa, lo Stato Islamico".
Le milizie sciite e volontari, secondo Assadi, stavano già rispondendo alla chiamata da parte dei leader religiosi, per difendere l’Iraq, dallo Stato Islamico, senza bisogno di aiuti da parte degli Stati Uniti. “Noi siamo così”, ha detto, aggiungendo che le stesse forze irachene già attive nel combattimento contro l’Isis si sarebbero anche battute per tenere gli americani fuori dal Paese. “La ragione principale per cui Obama dice di non voler invadere l’Iraq di nuovo è perchè conosce la resistenza islamica” delle milizie sciite “e non vuole perdere un singolo soldato”.
Da parte sua, il leader dell'Isis domenica scorsa ha sfidato il mondo a fermare la sua avanzata.
“I complotti degli ebrei, dei cristiani, degli sciiti e di tutti i regimi tirannici nei Paesi musulmani non sono stati in grado di far cambiare corso allo Stato Islamico”, ha dichiarato Abu Bakr al-Baghdadi attraverso una registrazione audio diffusa su internet, usando in termini dispregiativi il gergo islamico antico.
“Il mondo intero ha visto l’impotenza dell’america e dei suoi alleati di fronte a un gruppo di fedeli”, ha detto Baghdadi. “La gente adesso realizza, che la vittoria è stata mandata da dio, e che nulla potranno, gli eserciti e i loro arsenali”.
Alla manifestazione a Baghdad, in molti hanno espresso un parere positivo, riguardo ai bombardamenti contro lo Stato Islamico, ma non per quanto riguarda l’intervento di truppe americane sul territorio iracheno, una posizione supportata anche dal leader religioso sciita Moqtada al-Sadr. Molti dei 30 parlamentari iracheni – su un totale di 328 seggi – appoggiati da al-Sadr hanno partecipato alla manifestazione.
I supporter di Sadr, si schierano contro l’ex premier Maliki, e in molti, durante la manifestazione non hanno mancato di criticare, il precedente governo, per gli errori commessi, tra cui il fallimento nel creare un esercito, su cui poter fare affidamento. “Avevamo un buon esercito, che fine ha fatto?”, si chiede il 35enne Waleed al-Hasnawi. “Maliki gli ha dato tutto, ma loro hanno semplicemente abbandonato il campo di battaglia”.
Quasi nessuno tuttavia incolpa Maliki di aver alienato la minoraza sunnita e di aver chiuso un occhio davanti agli abusi perpetrati dalla maggioranza sciita nelle forze dell’ordine, come sostengono le autorità americane.
Secondo Omar al-Jabouri, un musulmano sunnita di 31 anni che abita in un quartiere principalemente sciita di Baghdad, Maliki ha alienato la maggior parte degli iracheni, indipendentemente dalla loro setta di appartenenza.
“Lui non ha escluso e marginalizzato soltanto i sunniti, ha ignorato anche gli sciiti”, ha detto Jabouri. “Ha dato attenzioni particolari alla sua famiglia, ai suoi amici e alle persone intorno a lui. Non è che abbia aiutato gli sciiti, come pensano molte persone”.
Ma per quanto riguarda lo Stato Islamico, è una storia diversa, ha detto Jabouri. “È chiaro a tutti, che lo Stato Islamico, sia una creazione degli Stati Uniti e di Israele”.
L'articolo di David D. Kirkpatrick è stato pubblicato sul New York Times.
QUESTO SARA' L'ULTIMO POST SU ,ISIS,CIA,USA, "dopo gli avvertimenti", le cose si stanno complicando.............leggete i "Six Days of the Condor" di James Grady,da cui hanno tratto il film,"Three Days of the Condor" of Sydney Pollack e capirete questo STOP di informazione.
di David D. Kirkpatrick
Da
più di un mese a questa parte, gli Stati Uniti hanno dato il via a
un’escalation di bombardamenti contro gli estremisti dello Stato
Islamico.
Ma questo, sembra aver fatto ben poco, per mettere a tacere le teorie complottiste, che tutt’ora rimbalzano dalle strade di Baghdad, fino ai piani alti del governo iracheno, e che sostengono che la CIA, si nasconda segretamente, dietro agli stessi estremisti, che ora sta attaccando.
Ma questo, sembra aver fatto ben poco, per mettere a tacere le teorie complottiste, che tutt’ora rimbalzano dalle strade di Baghdad, fino ai piani alti del governo iracheno, e che sostengono che la CIA, si nasconda segretamente, dietro agli stessi estremisti, che ora sta attaccando.
“Sappiamo chi ha creato Daesh” (abbreviazione in arabo che si riferisce all'Isis) ha detto il vice primo ministro iracheno Bahaa al-Araji, intervenuto durante una manifestazione organizzata dal leader religioso sciita, Moqtada al-Sadr, lo scorso sabato, per dissuadere gli Stati Uniti dall’inviare truppe di terra in Iraq.
A margine dell’evento della scorsa settimana, lo stesso Sadr, ha pubblicamente incolpato la CIA, di aver creato lo Stato Islamico. Le interviste svolte in quell’occasione, rivelano come la maggior parte dei partecipanti – alcune migliaia in tutto – e diverse dozzine di parlamentari, siano della stessa opinione (Sadr è considerato vicino all’Iran, altro luogo dove questa teoria è particolarmente popolare).
Quando un giornalista americano ha chiesto a Bahaa al-Araji, se anche lui ritenesse la CIA responsabile di aver creato lo Stato Islamico, quest’ultimo non si è sbilanciato. “Non lo so, io sono soltanto un pover’uomo”, ha detto Araji in un inglese perfetto, arretrando rapidamente verso la portiera di un suv con tanto di chaffeur. “Ma siamo molto timorosi. Grazie!”
La teoria del complotto, tra CIA e Stato Islamico è fonte di forti dubbi, circa il ritorno dei militari americani in Iraq, più di 10 anni dopo l’invasione del 2003. In più, il fatto che anche, un’alta carica del governo iracheno abbia espresso, con nonchalance, il proprio supporto, a una teoria del genere, dimostra quanto il nuovo governo di Baghdad, si potrà rivelare un alleato scomodo, per la coalizione guidata dagli americani, contro i militanti islamici.
Lo Stato Islamico, conosciuto anche con l’acronimo Isis, ha conquistato molte delle province sunnite nel nordest dell’Iraq, anche grazie all’alienazione, di molti residenti dal governo di maggioranza sciita dell’ex primo ministro Nuri Kamal al-Maliki.
Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha insistito ripetutamente, che un eventuale intervento delle forze militari americane, contro l'Isis, sarebbe dipeso dall’instaurazione di un governo maggiormente inclusivo a Baghdad, anche se il via libero ai bombardamenti è avvenuto, prima, che l’organico governativo venisse completato.
Il parlamento, infatti, non ha ancora confermato le nomine per le cariche cruciali di ministro della Difesa e degli Interni, in parte a causa di mancati accordi tra le fazioni sunnite e quelle sciite. Secondo i media iracheni, il processo di assegnazione delle cariche potrebbe richedere più di un mese.
La manifestazione di sabato scorso è solo l’ultimo di una serie di segnali inviati da parte della leadership sciita, in particolar modo da quelle fazioni considerate vicine all’Iran e che mirano a scoraggiare un intervento “boots on the ground” dei militari americani. Obama ha promesso, di non inviare truppe da combattimento, ma non è riuscito a convincere gli iracheni. “Non ci fidiamo di lui”, ha detto Raad Hatem, 40 anni.
Haidar al-Assadi, suo coetaneo, è d’accordo. “L'Isis è una creazione statunitense. Gli Stati Uniti stanno intervenendo nuovamente usando, come scusa, lo Stato Islamico".
Le milizie sciite e volontari, secondo Assadi, stavano già rispondendo alla chiamata da parte dei leader religiosi, per difendere l’Iraq, dallo Stato Islamico, senza bisogno di aiuti da parte degli Stati Uniti. “Noi siamo così”, ha detto, aggiungendo che le stesse forze irachene già attive nel combattimento contro l’Isis si sarebbero anche battute per tenere gli americani fuori dal Paese. “La ragione principale per cui Obama dice di non voler invadere l’Iraq di nuovo è perchè conosce la resistenza islamica” delle milizie sciite “e non vuole perdere un singolo soldato”.
Da parte sua, il leader dell'Isis domenica scorsa ha sfidato il mondo a fermare la sua avanzata.
“I complotti degli ebrei, dei cristiani, degli sciiti e di tutti i regimi tirannici nei Paesi musulmani non sono stati in grado di far cambiare corso allo Stato Islamico”, ha dichiarato Abu Bakr al-Baghdadi attraverso una registrazione audio diffusa su internet, usando in termini dispregiativi il gergo islamico antico.
“Il mondo intero ha visto l’impotenza dell’america e dei suoi alleati di fronte a un gruppo di fedeli”, ha detto Baghdadi. “La gente adesso realizza, che la vittoria è stata mandata da dio, e che nulla potranno, gli eserciti e i loro arsenali”.
Alla manifestazione a Baghdad, in molti hanno espresso un parere positivo, riguardo ai bombardamenti contro lo Stato Islamico, ma non per quanto riguarda l’intervento di truppe americane sul territorio iracheno, una posizione supportata anche dal leader religioso sciita Moqtada al-Sadr. Molti dei 30 parlamentari iracheni – su un totale di 328 seggi – appoggiati da al-Sadr hanno partecipato alla manifestazione.
I supporter di Sadr, si schierano contro l’ex premier Maliki, e in molti, durante la manifestazione non hanno mancato di criticare, il precedente governo, per gli errori commessi, tra cui il fallimento nel creare un esercito, su cui poter fare affidamento. “Avevamo un buon esercito, che fine ha fatto?”, si chiede il 35enne Waleed al-Hasnawi. “Maliki gli ha dato tutto, ma loro hanno semplicemente abbandonato il campo di battaglia”.
Quasi nessuno tuttavia incolpa Maliki di aver alienato la minoraza sunnita e di aver chiuso un occhio davanti agli abusi perpetrati dalla maggioranza sciita nelle forze dell’ordine, come sostengono le autorità americane.
Secondo Omar al-Jabouri, un musulmano sunnita di 31 anni che abita in un quartiere principalemente sciita di Baghdad, Maliki ha alienato la maggior parte degli iracheni, indipendentemente dalla loro setta di appartenenza.
“Lui non ha escluso e marginalizzato soltanto i sunniti, ha ignorato anche gli sciiti”, ha detto Jabouri. “Ha dato attenzioni particolari alla sua famiglia, ai suoi amici e alle persone intorno a lui. Non è che abbia aiutato gli sciiti, come pensano molte persone”.
Ma per quanto riguarda lo Stato Islamico, è una storia diversa, ha detto Jabouri. “È chiaro a tutti, che lo Stato Islamico, sia una creazione degli Stati Uniti e di Israele”.
L'articolo di David D. Kirkpatrick è stato pubblicato sul New York Times.
QUESTO SARA' L'ULTIMO POST SU ,ISIS,CIA,USA, "dopo gli avvertimenti", le cose si stanno complicando.............leggete i "Six Days of the Condor" di James Grady,da cui hanno tratto il film,"Three Days of the Condor" of Sydney Pollack e capirete questo STOP di informazione.
domenica 23 novembre 2014
CHE COSA E' L'ISIS (PER DOVERE DI CRONACA,NULLA A CHE VEDERE CON "BALI E INDONESIA")
Che cos'è l'Isis e che cosa vuole Abu Bakr al-Baghdadi, la guida di questo gruppo armato che terrorizza il mondo
Dieci
cose da analizzare per cercare di capire che cos'è lo Stato Islamico:
il nome dell'organizzazione,
chi è il capo,
chi sono i combattenti,
dove
prende i soldi,
qual è la sua strategia,
i video delle decapitazioni,
cosa rappresenta la bandiera,
qual è il suo obiettivo,
chi c'è dietro e
come combatterlo.
1. Il nome: Isil, Isis o Stato Islamico?
Il 29 giugno 2014, il gruppo di jihadisti dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (Isil) - più noto come Stato Islamico dell’Iraq e della Siria (Isis) - annunciano la creazione di un califfato islamico nei territori controllati tra Siria e Iraq, nominando come proprio leader Abu Bakr al-Baghdadi, “il califfo dei musulmani”.
“Le parole ‘Iraq’ e ‘Levante’ sono state rimosse dal nome dello Stato Islamico nei documenti ufficiali”, precisa in quella occasione il portavoce dell’Isis, Abu Mohammad al-Adnani. L'obiettivo, infatti, è di ridefinire i confini del Medio Oriente.
Il califfato si estende da Aleppo, nel nord della Siria, alla regione di Diyala, nell’est dell’Iraq. Attualmente occupa un territorio di circa 35mila chilometri quadrati e oltre 6 milioni di persone vivono sotto il suo controllo.
La rapida conquista del territorio iracheno e siriano da parte dello Stato Islamico e le vittorie a raffica conseguite nell'arco di poche settimane, nel mese di giugno, sono state costruite in realtà, in mesi di manovre, lungo due fiumi, il Tigri e l'Eufrate. Nello speciale del New York Times "Lo Stato canaglia lungo il Tigri e l'Eufrate" vengono mappate le conquiste e gli insediamenti dello Stato Islamico.
Nell’audio diffuso su internet dai jihadisti il mese scorso, il portavoce al-Adnani, invita tutti i musulmani a respingere la democrazia, la laicità, il nazionalismo e le altre lordure dell’Occidente: “Tornate alla vostra religione”.
2. Chi è Abu Bakr al-Baghdadi?
Nato a Samarra nel 1971, al-Baghdadi si trasferisce a Baghdad all’età di 18 anni. Consegue un dottorato in studi islamici e frequenta la moschea di Tobchi, un quartiere povero della capitale irachena, dove convivono sciiti e sunniti.
Tra il 1996 e il 2000 vive in Afghanistan. Nel 2005, l'esercito americano lo rinchiude a Camp Bucca, un centro di detenzione, nel sud dell’Iraq. Nel 2009, quando la prigione di Camp Bucca chiude, al-Baghdadi viene rilasciato.
Nel giugno 2014, inizia l’avanzata dell'Isis: Mosul, Tikrit e la raffineria di Baiji, sono le principali conquiste, dove le milizie sotto la sua guida, saccheggiano case, assaltano banche ed eseguono esecuzioni sommarie.
La storia è stata raccontata su The Post Internazionale. Un profilo del misterioso califfo anche su The Guardian, al-Monitor, BuzzFeed e BBC.
3. Chi sono i combattenti arruolati nello Stato Islamico?
Più di 80mila combattenti, hanno aderito alla causa o sono stati costretti a diventare parte dello Stato Islamico. Tre anni fa, il gruppo terroristico era formato da soli 1.000 militanti armati.
Le giovani reclute dello Stato Islamico erano ragazzi in cerca di un lavoro, molti di loro parlano inglese, partiti da Londra, Bruxelles, Parigi e Berlino, con passaporto europeo, attratti dalla propaganda dei jihadisti. Alcuni arrivano anche dalla Spagna.
In Siria e Iraq, circa 3mila europei combattono per lo Stato Islamico. A Raqqa, considerata la capitale, uomini e donne armati, controllano la popolazione con la forza. Niente musica o intrattenimento. Un video segreto mostra la vita nella roccaforte dello Stato Islamico. In un altro video, il Wall Street Journal descrive la vita e le attività nella capitale dello Stato islamico.
Da leggere: la storia di Adeba Shaker, una ragazza yazida di 14 anni scappata dalle grinfie dei suoi rapitori.
Sono stati recentemente scoperti, alcuni dei loro campi di addestramento, scovati da alcuni citizen investigative journalists britannici, utilizzando da casa, Google earth e Bing maps.
4. Dove prende i soldi lo Stato Islamico?
Lo Stato Islamico è diventato rapidamente il gruppo terroristico più ricco al mondo. Il suo patrimonio stimato, supera i 2 miliardi di dollari. Talebani, Hezbollah, FARC, Al Shabaab e Hamas sono staccati nettamente con 560, 500, 350, 100 e 70 milioni di dollari. Lo Stato Islamico, guadagna circa 3 milioni di dollari al giorno, grazie al business del petrolio, aumentando quotidianamente il suo capitale, dopo la conquista della città irachena di Mosul.
Oltre al petrolio (circa 1.095 miliardi di dollari), il suo patrimonio è costituito da: 430 milioni di dollari rubati nelle banche depredate lungo il cammino di conquiste, 96 milioni di dollari grazie al riciclaggio di denaro nella zona di Mosul, 36 milioni dal business dei tesori archeologici e circa 343 milioni da altre attività ancora da chiarire.
Controllo di pozzi petroliferi in Siria e Iraq, città e villaggi depredati da ogni sorta di ricchezza, equipaggiamenti sottratti al debole esercito iracheno, business degli ostaggi. Le spese ingenti che lo Stato Islamico, deve affrontare per combattere la sua guerra, con mezzi tecnologicamente avanzati fanno pensare anche ad altre forme di finanziamento.
In molti sostengono che i soldi provengano anche dalle elite sunnite di Arabia Saudita, Kuwait e dagli altri stati del Golfo. Le donazioni private, dirette verso lo Stato Islamico, passano anche attraverso il confine turco-siriano, come riporta il Washington Post.
Sempre il Washington Post, ha individuato poi nella città di Reyhanli, in Turchia, al confine con la Siria, il luogo, dove i jihadisti avrebbero comprato alcune delle loro attrezzature. Il centro commerciale dello Stato Islamico si trova in Turchia?
5. Come funziona la loro strategia del terrore online?
40mila è il numero di tweet, che sono stati inviati in un solo giorno, dai sostenitori dello Stato Islamico. Esiste una sofisticata rete di account Twitter, collegati tra loro, che amplificano ogni singolo messaggio, proveniente dai membri più influenti dell'organizzazione.
Internet, video, foto, pagine social, da Twitter a Facebook, da YouTube ai semplici blog, la nuova guerra del terrore dello Stato Islamico si combatte con la propaganda, in lingua inglese (e non solo), secondo una precisa social media strategy.
Gli sforzi per diventare un marchio del terrore si realizzano anche con la propaganda attraverso gadget: riviste, magliette, abbigliamento e passaporti falsi. Si possono comprare anche a Istanbul. E la propaganda, prevede anche, che i militanti distribuiscano, caramelle e gelati, per i bambini per strada e negli ospedali, non solo odio e decapitazioni per fare proseliti.
6. Le decapitazioni e i video del terrore
Il 19 agosto i jihadisti dello Stato Islamico hanno pubblicato un video in cui mostrano la decapitazione di James Foley, giornalista statunitense rapito in Siria nel 2012, minacciando gli Stati Uniti di uccidere anche un altro ostaggio statunitense, il giornalista Steven Sotloff, rapito in Siria nel 2013.
Qui il video della decapitazione di Foley. Il carnefice, secondo The New Yorker, The Telegraph e Quartz, sarebbe un rapper di origine inglese di nome John. Mentre una ragazza britannica, Khadijah Dare, promette di diventare la prima donna a decapitare un prigioniero occidentale in Siria. The Post Internazionale ha pubblicato l'ultima lettera di James Foley.
Il 2 settembre lo Stato Islamico ha diffuso un nuovo video che mostra la decapitazione di un altro reporter americano: è Steven Sotloff, il giornalista mostrato negli ultimi istanti del video della decapitazione di Foley.
Anche il terzo ostaggio dello Stato Islamico è stato decapitato: si tratta del britannico David Cawthorne Haines. Il video, intitolato "A Message to Allies of America", è stato rilanciato dagli specialisti del SITE Intelligence Group, che monitora le organizzazioni terroristiche online.
Il quarto ostaggio, il reporter britannico John Cantlie, non è stato decapitato. Il prigioniero viene usato come messaggero in altri due video che sono stati diffusi. Nel primo ha chiesto di essere ascoltato e che non si faccia disinformazione sullo Stato Islamico, nel secondo dice di essere stato abbandonato dal Regno Unito e di avere importanti rivelazioni. È stato poi decapitato un altro ostaggio, questa volta francese, in Algeria.
7. Cosa rappresenta la bandiera dello Stato Islamico?
Una bandiera nera, un simbolo con una scritta bianca. La puoi comprare su e-Bay per circa 20 dollari. Tra le iscrizioni non ci sono messaggi di odio. Campeggia la frase: "There is no god but God, Muhammad is the messenger of God". La storia è raccontata dal Washington Post.
Leggi anche la storia della jihadista più ricercata al mondo, Lady al-Qaeda, su The Post Internazionale.
8. Obiettivo dello Stato Islamico è costruire uno Stato?
Risponde Vittorio Emanuele Parsi, direttore di ASERI - Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
"Lo Stato Islamico non riconosce la comunità internazionale, non ha bisogno di costruire uno Stato per legittimarsi nella comunità internazionale, tanto meno la sua emanazione mediorientale, che è esattamente ciò contro cui si batte. Non è Hamas, è Al Qaeda. Un Al Qaeda 2.0.
Al Qaeda, trasformata in Stato Islamico, riscopre la capacità di combattimento sul terreno, che ha avuto in Afghanistan e che non ha avuto in Iraq negli anni peggiori della guerra - 2006/2008. Con la differenza, però, che sia in Afghanistan sia in Iraq Al Qaeda era ospite di qualcun altro.
Al Qaeda ha tratto la lezione dalla sua debolezza: da essere parassita in un altro corpo ha deciso di ricostituirsi corpo, per poter agire direttamente sul territorio, senza intermediari. Nella consapevolezza che ciò non porterà alla costruzione di uno Stato vero e proprio, questo esperimento temporaneo potrebbe non essere così temporaneo proprio perché Al Qaeda si è sviluppata all’interno di due corpi in putrefazione - Iraq e Siria.
L’organizzazione territoriale serve a manifestare la plausibilità del progetto del califfato, serve a rievocare quello che diceva Al Zarqawi: Damasco e Baghdad sono le due capitali storiche dei grandi califfati arabi.
Reclutamento sul territorio: legione straniera motivata in piena tradizione di Al Qaeda, fanatica e senza nulla da perdere. I locali sono una base operativa. Pronti a dimostrare che è in grado di svolgere un’azione politica di ampio respiro.
La nemesi: le rivoluzioni arabe avevano messo da parte Al Qaeda. Il fallimento delle rivoluzioni arabe ha riportato in auge Al Qaeda. In una versione post-moderna che comunica come noi.
Tuttavia, restano dei barbari intelligenti, questo però ci da anche la dimostrazione che il terrorismo arabo e mediorientale non è tutto la stessa cosa. Questo non è un movimento di liberazione nazionale, sono feroci assassini. Non c’è trattativa".
9. Chi c'è dietro allo Stato Islamico e come combatterlo?
Cresce l'opinione, in Iraq, che gli Usa stiano usando l'Isis come scusa per intervenire di nuovo in Medio Oriente. Tuttavia, un docente dell'Università al-Azhar del Cairo, uno dei principali centri d'insegnamento religioso dell'Islam sunnita, sostiene che il terrorismo islamico nasca dal movimento salafita.
Come si fa a sconfiggere lo Stato Islamico? Risponde Chelsea E. Manning, militare e attivista statunitense.
Intanto, al confine con la Turchia i curdi combattono contro lo Stato Islamico. Bambini curdi a Yumurtalik, in Turchia (nella foto qui sotto) e 140mila siriani, perlopiù curdi, hanno attraversato il confine per entrare in Turchia e cercare rifugio.
a
10. Il documentario
Il reporter di VICE News Medyan Dairieh ha passato tre settimane tra i combattenti dello Stato Islamico a Raqqa, in Siria. Dairieh è un corrispondente di guerra ed è il primo giornalista di una testata occidentale a realizzare un reportage sullo Stato Islamico.
Il documentario è diviso in cinque parti: la diffusione del Califfato, il reclutamento dei bambini per il jihad, il rafforzamento della sharia, il trattamento dei cristiani rimasti in città e lo stato in cui si trova il confine tra Siria e Iraq.
Il video mette in luce come funziona il nuovo Stato: leggi, tribunali, tasse e reclutamento, mentre i soldati combattono al fronte.
Il trailer di 1 minuto. https://www.youtube.com/embed/xgzQ-rDbM-Q
Il documentario integrale. https://www.youtube.com/embed/AUjHb4C7b94#t=239
In collaborazione con Dario Sabaghi, Giulia Alfieri e gli altri membri della redazione di The Post Internazionale.
sabato 22 novembre 2014
ISIS : VIDEO CHE MOSTRA, BAMBINI RECLUTATI E ADDESTRATI, AD UCCIDERE (NON SONO INDONESIANI..)
A self-proclaimed Syrian fighter with ISIS tweeted images of this boy, who he says is his son, proclaiming that he is "the youngest fighter with the Islamic State" on October 28.
BAMBINI ISLAMICI ADDESTRATI |
BAMBINO CATTOLICO CATTURATO DALL'ISIS |
Dalle profondita' oscure, della rete e' emerso un nuovo video, in cui si vedono uomini del Isis, reclutare ed addestrare, combattenti kazhaki "in risposta all'aggressione dei crociati" ed una scuola ed un campo, di addestramento per i loro bimbi.
Lo riferisce Site, l'organizzazione Usa, specializzata nel monitoraggio dei siti jihadisti.
Il video e' stato diffuso anche su su Youtube ( https://www.youtube.com/watch?v=UumrXUAPT7s ) ma ormai e' stato rimosso.
Dopo che a sorpresa, il 16 settembre, al Qaeda, nel Maghreb Islamico (Aqmi, Nordafrica) e il ramo nella Penisola Arabica (Aqpa, Yemen), annunciarono, di mettere da parte le divergenze con Isis, Aqpa, ha oggi ripudiato il leader dello Stato Islamico, Abu Bakr al Baghdadi.
A causare la rottura, la dichiarazione audio, rilasciata la scorsa settimana da Al Baghdadi, che il Califfato, costituito il 29 giugno in Iraq e Siria, avrebbe incluso anche lo Yemen.
Operazione bollata, come del tutto ilegittima, riferisce la Cnn, in un video, di uno dei massimi leader religiosi della formazione, Harith bin Ghazi al-Nadhari, in quello, che e', un significativo colpo inflitto, alle ambizoni del Isis, di unire tutte le anime jihadiste.
"Non vogliamo parlare dell'attuale contesa e sommossa in Siria, tuttavia i nostri fratelli del Isis, ci hanno sorpreso, con diversi passi, incluso il loro annuncio, dell'espansione del loro califfato in un certo numero di Paesi, su cui non hanno il controllo e che ora considerano, loro provincie", ha dichiarato Al-Nashari, che ha anche denunciato come "lo Stato Islamico, si sia spinto troppo oltre, nello spargere il sangue inviolabile (quello di altri musulmani, in particolare sunniti), con la scusa di espandere ed allargare il potere di Isis".
Il religioso ha quindi concluso, riaffermando, la fedelta' di Aqap all'attuale n.1 di al Qaeda, il medico egiziano Ayman Al Zawahiri e al leader dei talebani afghani, il mullah Omar.
(Affaritaliani.it )
YOUNG MUSLIMS, IN INDONESIA, REACT TO RECRUITMENT ATTEMPTS BY ISIS
Video too long to be posted, to view, copy and paste into your browser
CNN's Andrew Stevens reports.
http://edition.cnn.com/video/data/2.0/video/world/2014/09/27/pkg-stevens-indonesia-young-muslims-isis.cnn.html
venerdì 21 novembre 2014
L'INDONESIA,LA NAZIONE MUSSULMANA, DOVE L'ISIS E' LIBERA DI RECLUTARE
sourge CBS News October 6, 2014, 4:59 AMil
Cianjur, Indonesia - Un uomo d'affari,Chep Hernawan, si è proclamato, leader della "sezione indonesiana" dello Stato islamico, dell'Iraq e della Siria (ISIS), di questo gruppo, egli sostiene che ha curato ,personalmente, la partenza di decine di combattenti, da questa nazione,alla Siria e Iraq.
Sri Yunanto, un esperto dell' agenzia anti-terrorismo indonesiana, ha detto, che molti gruppi jihadisti. in Indonesia, stanno cercando di utilizzare la guerra in Siria, per creare un pool di reclute, da addestrare e indottrinare, per il combattimento.
Almeno quattro,sono gli indonesiani noti, per essere stato uccisi in Siria e Iraq.
Il primo è stato "Wildan Mukhollad", che si è fatto esplodere in un ristorante a Baghdad, all'inizio di quest'anno.Egli è cresciuto nello stesso villaggio,di due terroristi, condannati e poi giustiziati, per il loro ruolo negli attentati di Bali, e ha frequentato una scuola fondata da loro.
Ali Fauzi, suo insegnante al collegio Islam, ricorda Mukhollad, guardare, i funerali dei due militanti nel villaggio.
"Era un bravo ragazzo, un ragazzo intelligente", ha detto Fauzi. "Sapevo che era il suo sogno, che aveva raggiunto quello che sognava da bambino" "Il martirio e andare in paradiso".
DOPO QUEST'ULTIMA FRASE, LASCIO A TUTTI VOI, INDONESIANI, 5 MINUTI DI RIFLESSIONE....................
Cianjur, Indonesia - Un uomo d'affari,Chep Hernawan, si è proclamato, leader della "sezione indonesiana" dello Stato islamico, dell'Iraq e della Siria (ISIS), di questo gruppo, egli sostiene che ha curato ,personalmente, la partenza di decine di combattenti, da questa nazione,alla Siria e Iraq.
La polizia lo ha arrestato e interrogato per una notte, ma non è stata in grado, di accusarlo, di un reato.
http://www.theglobaldispatch.com/isis-in-indonesia-chep-hernawan-says-hes-the-leader-of-their-islamic-state-chapter-31302/
Chep Hernawan, riflette, sia il successo dell' ISIS, che ha avuto, nell'attirare sostegni in Indonesia, sia la sfida, che deve affrontare, il Governo Indonesiano, nel rispondere a questa attività sovversiva.
Il portavoce, della polizia nazionale, Brig. Gen. Boy Rafli Amar, ha detto, che il solo suo potere è monitorare, i sostenitori ISIS."Se non hanno fatto nessuna attività terroristica,nel nostro paese, allora non possono essere accusati, dal nostro diritto penale," ha detto.
Per la prima volta, dal 1990 e la jihad afgana, Indonesiana, maleisiana e altri estremisti del Sud-Est asiatico sono in viaggio, in maniera organizzata, per partecipare a un movimento militante globale,avendo nozioni di battaglia.
"Chep Hernawan", che la legge non ha potuto fermare, nella sua campagna ,di appoggio e difesa dei gruppi, che hanno portato alla decapitazione di vari giornalisti,ha detto
"Sono convinto che si tratta di atti religiosi, basati sugli insegnamenti islamici (che permettono questi atti) che vanno a colpire, la paura, nei cuori dei nemici dell'Islam", ha detto all'Associated Press, in una recente intervista, nella sua casa.
"Hernawan", 63 anni,sostenitore di lunga data dell'Islam radicale, ha detto che è stato nominato capo dell' ISIS in Indonesia, in una riunione dei radicali, il 16 marzo.Due esperti, militanti in Indonesia, hanno detto, che era poco chiaro o addirittura improbabile,che egli avesse dei legami strutturali, con la leadership,del gruppo in Siria.
Chep Hernawan, riflette, sia il successo dell' ISIS, che ha avuto, nell'attirare sostegni in Indonesia, sia la sfida, che deve affrontare, il Governo Indonesiano, nel rispondere a questa attività sovversiva.
Il governo,pensa che 200 asiatici sudorientali,possano combattere in Siria e in Iraq, ha con forza parlato contro ISIS, come hanno fatto le principali organizzazioni musulmane del Paese.
Sarà difficile ora,per il Governo,attuare strumenti di legge, che potrebbero fermare, i sospetti militanti, nel recarsi all'estero,viste le moltissime priorità attuali.
Per la prima volta, dal 1990 e la jihad afgana, Indonesiana, maleisiana e altri estremisti del Sud-Est asiatico sono in viaggio, in maniera organizzata, per partecipare a un movimento militante globale,avendo nozioni di battaglia.
Funzionari della Sicurezza, temono,un incremento del terrorismo al loro ritorno nel Sud-Est asiatico, come quegli,indonesiani, addestrati in Afghanistan,che hanno fatto l' Attentato di Bali del 2002, che ha ucciso 202 persone. I radicali indonesiani, potrebbero, anche ascoltare le esortazioni dell' ISIS, di effettuare attacchi di rappresaglia, contro obiettivi occidentali.
In risposta alla minaccia rappresentata dai combattenti stranieri, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, il mese scorso, ha adottato una risoluzione, che chiede agli Stati membri,di impedire l'assunzione e la corsa della gente islamica e non, per unirsi a gruppi militanti come ISIS,conosciuta anche come ISIL, e che si chiama,più, semplicemente lo "Stato islamico".
In risposta alla minaccia rappresentata dai combattenti stranieri, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, il mese scorso, ha adottato una risoluzione, che chiede agli Stati membri,di impedire l'assunzione e la corsa della gente islamica e non, per unirsi a gruppi militanti come ISIS,conosciuta anche come ISIL, e che si chiama,più, semplicemente lo "Stato islamico".
"Chep Hernawan", che la legge non ha potuto fermare, nella sua campagna ,di appoggio e difesa dei gruppi, che hanno portato alla decapitazione di vari giornalisti,ha detto
"Sono convinto che si tratta di atti religiosi, basati sugli insegnamenti islamici (che permettono questi atti) che vanno a colpire, la paura, nei cuori dei nemici dell'Islam", ha detto all'Associated Press, in una recente intervista, nella sua casa.
"Hernawan", 63 anni,sostenitore di lunga data dell'Islam radicale, ha detto che è stato nominato capo dell' ISIS in Indonesia, in una riunione dei radicali, il 16 marzo.Due esperti, militanti in Indonesia, hanno detto, che era poco chiaro o addirittura improbabile,che egli avesse dei legami strutturali, con la leadership,del gruppo in Siria.
Come alcuni altri radicali in Indonesia,egli dice,la jihad violenta in Indonesia non è giustificata, perché il paese "non soddisfa le condizioni richieste dalla legge islamica". Non così altrove."Nei paesi dove ci sono guerre, come l'Iraq, la Siria e la Palestina, devi uccidere o essere ucciso,"
All'inizio di quest'anno,"Chep", ha effetuato un raduno di sostenitori ISIS, nel cuore della capitale indonesiana, Jakarta.Sul palco, con lui, c'era un uomo di nome Bahrumsyah, che nel mese di luglio, è apparso, in un video di propaganda ISIS, con altri indonesiani in Siria.
L'ISIS, ha rapidamente raggiunto popolarità, tra varie sezioni di estremisti, nel Sud-Est asiatico, perché fa propaganda, in un territorio, che accoglie coloro, che sono disposti a combattere,con l'appoggio delle campagne dei social media e una reputazione di successo, in battaglia.
Il pericolo per Indonesia dell' ISIS è stato messo a fuoco il mese scorso, quando la polizia ha arrestato quattro etnici "Uighurs", che volevano incontrare, il militante più ricercato del paese, per discutere di reclutamento ISIS. Il militante, "Abu Wardah Santoso", si è assunto, la responsabilità dell'uccisione di diversi agenti di polizia indonesiana e ha promesso fedeltà all' ISIS.
All'inizio di quest'anno,"Chep", ha effetuato un raduno di sostenitori ISIS, nel cuore della capitale indonesiana, Jakarta.Sul palco, con lui, c'era un uomo di nome Bahrumsyah, che nel mese di luglio, è apparso, in un video di propaganda ISIS, con altri indonesiani in Siria.
L'ISIS, ha rapidamente raggiunto popolarità, tra varie sezioni di estremisti, nel Sud-Est asiatico, perché fa propaganda, in un territorio, che accoglie coloro, che sono disposti a combattere,con l'appoggio delle campagne dei social media e una reputazione di successo, in battaglia.
Il pericolo per Indonesia dell' ISIS è stato messo a fuoco il mese scorso, quando la polizia ha arrestato quattro etnici "Uighurs", che volevano incontrare, il militante più ricercato del paese, per discutere di reclutamento ISIS. Il militante, "Abu Wardah Santoso", si è assunto, la responsabilità dell'uccisione di diversi agenti di polizia indonesiana e ha promesso fedeltà all' ISIS.
In Malesia, le autorità hanno revocato, i passaporti di 30 sospetti militanti, che erano stati precedentemente arrestati,con la nuova legge, sulla sicurezza nazionale, ha detto "Khan Ayob Mydin Pitchay". Alla fine di settembre, la polizia ha arrestato, tre sospetti jihadisti a Kuala Lumpur International Airport, mentre stavano per imbarcarsi, su un volo, per la Turchia.
Ayob Khan, ha detto, che almeno 22 malesi, erano noti,a loro, per aver lasciato,la Malesia, per la guerra in Siria.
Sri Yunanto, un esperto dell' agenzia anti-terrorismo indonesiana, ha detto, che molti gruppi jihadisti. in Indonesia, stanno cercando di utilizzare la guerra in Siria, per creare un pool di reclute, da addestrare e indottrinare, per il combattimento.
"Il loro obiettivo sarà quello di inviare i giovani in Siria, per fornire loro, competenza ed esperienza", ha detto "Yunanto". "Quando arriverà il momento del il terrorismo, avranno operatori qualificati."
Almeno quattro,sono gli indonesiani noti, per essere stato uccisi in Siria e Iraq.
Il primo è stato "Wildan Mukhollad", che si è fatto esplodere in un ristorante a Baghdad, all'inizio di quest'anno.Egli è cresciuto nello stesso villaggio,di due terroristi, condannati e poi giustiziati, per il loro ruolo negli attentati di Bali, e ha frequentato una scuola fondata da loro.
Ali Fauzi, suo insegnante al collegio Islam, ricorda Mukhollad, guardare, i funerali dei due militanti nel villaggio.
"Era un bravo ragazzo, un ragazzo intelligente", ha detto Fauzi. "Sapevo che era il suo sogno, che aveva raggiunto quello che sognava da bambino" "Il martirio e andare in paradiso".
DOPO QUEST'ULTIMA FRASE, LASCIO A TUTTI VOI, INDONESIANI, 5 MINUTI DI RIFLESSIONE....................
LA POLIZIA NAZIONALE INDONESIANA CONFERMA IL "TEST DI VERGINITA' "PER LE CANDIDATE FEMMINILI
Sourge :The Jakarta Post,Wed, November 19 2014,
La polizia nazionale, ha ammesso di eseguire un test di verginità, sulle donne che intendono fare il corso, per agenti di polizia.
La polizia, nella persona dell' Ispettore Generale Moechgiyarto ha confermato ,Mercoledì, che la pratica viene usata da molto tempo.
"La regola [per il test] esiste da molto tempo,abbiamo bisogno di verificare la qualità di un candidato, attraverso la procedura [dello screening sulla verginità]", ha detto ai giornalisti, a margine di un dibattito presso la Facoltà di Giurisprudenza Jentera (IJSL) in Kuningan, South Jakarta.
Moechgiyarto,ha inoltre affermato, che questo procedimento è necessario per valutare la moralità dei candidati.
"Se [la candidata] si è rivelata essere una prostituta, poi come potremmo accettarla?" ha detto.
Moechgiyarto, ha aggiunto,di credere che la pratica, non viola alcun diritto umano e non è una discriminazione, nei confronti delle donne.
Human Rights Watch (HRW), un gruppo per i diritti umani, sede a New York, ha affermato, in un recente rapporto, che i candidati di sesso femminile, per la Polizia Nazionale Indonesiana ,sono stati sottoposti a "test della verginità" è questo viene ritenuto, discriminatorio e degradante.
Citando la sua ricerca, documentata, l'HRW ha detto, che le candidate che "non erano vergini" non sono state espulse dalla "forza di polizia", ma tutte le donne, hanno descritto che la prova,è risultata, dolorosa e traumatica.
I "test di verginità" viene fatto,seguendo il regolamento della polizia nazionale No.5 / 2009, sulla Salute, direttive d'esame per i candidati di polizia.
La polizia, nella persona dell' Ispettore Generale Moechgiyarto ha confermato ,Mercoledì, che la pratica viene usata da molto tempo.
"La regola [per il test] esiste da molto tempo,abbiamo bisogno di verificare la qualità di un candidato, attraverso la procedura [dello screening sulla verginità]", ha detto ai giornalisti, a margine di un dibattito presso la Facoltà di Giurisprudenza Jentera (IJSL) in Kuningan, South Jakarta.
Moechgiyarto,ha inoltre affermato, che questo procedimento è necessario per valutare la moralità dei candidati.
"Se [la candidata] si è rivelata essere una prostituta, poi come potremmo accettarla?" ha detto.
Moechgiyarto, ha aggiunto,di credere che la pratica, non viola alcun diritto umano e non è una discriminazione, nei confronti delle donne.
Human Rights Watch (HRW), un gruppo per i diritti umani, sede a New York, ha affermato, in un recente rapporto, che i candidati di sesso femminile, per la Polizia Nazionale Indonesiana ,sono stati sottoposti a "test della verginità" è questo viene ritenuto, discriminatorio e degradante.
Citando la sua ricerca, documentata, l'HRW ha detto, che le candidate che "non erano vergini" non sono state espulse dalla "forza di polizia", ma tutte le donne, hanno descritto che la prova,è risultata, dolorosa e traumatica.
I "test di verginità" viene fatto,seguendo il regolamento della polizia nazionale No.5 / 2009, sulla Salute, direttive d'esame per i candidati di polizia.
"L'esame,............., viene fatto con un "'test a due dita", per determinare, se l' imene femminile risulta intatto", ha detto HRW.
La scoperta, è stata rivelata, durante le interviste con la polizia e le poliziotte candidate, in sei città indonesiane - Bandung, Jakarta, Makassar, Medan, Padang e Pekanbaru - che avevano subito il test, due di loro nel 2014.
"L'uso, nella polizia nazionale indonesiana, di" test di verginità "è una pratica discriminatoria, che danneggia ed umilia le donne", ha detto,Nisha Varia,direttore dei diritti sulle donne, associate HRW.
Quando si farà, il "test di verginità" per l'uomo???
La scoperta, è stata rivelata, durante le interviste con la polizia e le poliziotte candidate, in sei città indonesiane - Bandung, Jakarta, Makassar, Medan, Padang e Pekanbaru - che avevano subito il test, due di loro nel 2014.
"L'uso, nella polizia nazionale indonesiana, di" test di verginità "è una pratica discriminatoria, che danneggia ed umilia le donne", ha detto,Nisha Varia,direttore dei diritti sulle donne, associate HRW.
Quando si farà, il "test di verginità" per l'uomo???
sabato 15 novembre 2014
VISITE SISTEMATICHE DI UN "AMICO" USA
Con questo post,vorrei ringraziare chi mi segue da vicino.
Caro IP 23.7.115.36 è da un pò che cerco di vederti,ma è stato veramente difficile,trovare il tuo numero,quindi ho chiesto "aiuto in giro" e finalmente sono riuscito a trovarti.
Sono veramente orgoglioso,che tu legga i miei post e sopratutto, che tu passi la notizia della mia esistenza, ai tuoi "colleghi",ma quello che scrivo, lo puoi trovare comodamente in internet,senza tanta fatica.
Quello che mi "ronza " nella testa è perchè tu possa essere interessato all'Indonesia? Lo so, non avrò mai risposta,sono sempre giochi, al di fuori della mia portata.
A proposito ,complimenti, per il tuo web e ai giochi che hai inserito on line,sono veramnte carini,ma se una persona partecipa sino in fondo, poi vince un premio??
Nel tuo web, inoltre, ho visto che cerchi personale,potresti publicizzare meglio la cosa,c'è tanta gente in cerca di lavoro........
Lo so,i tuoi lavori,sono sempre molto impegnativi,ma mi risulta che sono veramente ben pagati,quindi se qualche indonesiano, volesse far parte del tuo gruppo,qui in Indonesia,O AGGIUNGERSI,potresti valutarlo nel migliore dei modi?
Sono convinto che lo farai,anche, senza chiedere il mio permesso..........
Bene è giunto il momento di salutarci,un abbraccio a tante stelle............
Ahahahahahahahahahahahahahahhahahahahahaahhhahahhaahha
SAPETE A CHI APPARTIENE L' IP 23.7.115.36 CHE ,COSTANTEMENTE, VIENE A VISITARE IL MIO BLOG ?
Alla "Akamai Technologies in Cambridge, MA" e chi è la Akamai...?
La CIA (vedi Cia,org)
Ma passiamo all'Indonesia,chi sarà mai, quell'indonesiano, che giorno e notte,costantemente ogni ora e 6-7 minuti,si affaccia,per vedere, cosa scrivo di nuovo? Devo fare una ricerca per determinare l' IP ? O è una persona, che si è addormentata sulla tastiera e ogni tanto si risveglia?
Finiamola per favore,quello che scrivo è di dominio pubblico,come già detto, lo potete trovare in internet o in qualche Ambasciata a Jakarta...........
lunedì 10 novembre 2014
PERTAMINA-POMPE PER L'EROGAZIONE DI BENZINA
Io qui,posso parlare,solo per Bali,ma "mi dicono", che in altre zone, siamo nella stessa condizione.
Il fatto è semplice,quando con la moto,andate in un distributore di benzina,voi guardate sul contatore meccanico, che vi venga erogata la benzina che avete richiesto,mettiamo per esempio, un litro o chiedete 6500 rp, è la stessa cosa.
Bene,non vi danno un litro,ma circa 900-950 ml(un litro = 1000 ml),quindi meno,perchè il contatore è stato "MANOMESSO", sia per quanto riguarda i litri, sia sulla somma in Rp.,CHI CI GUADAGNA, SONO GLI ADDETTI ALLA DISTRIBUZIONE.
Piccola statistica,su 18 distributori a Bali,presi a caso,solo 3 erogavano 1 litro,come faccio a dirlo,semplice,in due mesi, con una tanica da 2 litri,sono andato a prelevare 1 litro,che il contatore meccanico segnava e poi,a casa,li ho misurati con una brocca segnante i millilitri,ripeto, solo 3, mi hanno dato il litro, che mi spettava e tutti e 3, in Jimbaran area.
In Italia ,chi manomette le pompe di benzina, si prende,minimo 6 mesi di cella ed inoltre,dal governo,circa una volta ogni 5-6 mesi,da parte di un organo ben specifico(GdF,veramente incoruttibile,faccio tanti complimenti),vi è un controllo,quindi risulta difficile erogare differenti quantità.
Chi controlla, i distributori PERTAMINA a Bali ?
Gente di Bali, fate ATTENZIONE quando andate a fare benzina,non tanto,che vi venga erogata la giusta quantità e lo stesso dicasi per l'importo in Rp,non potete,quanto, se da un distributore, con un altro,fate più o meno gli stessi kilometri..........,(ma prima o poi fate un controllo come lo ho fatto io)poi, quando sarà aumentato il prezzo,sarà maggiore il guadagno, da parte degli addetti (chi aggiorna il prezzo sul contatore......).
BUONA BENZINA A TUTTI..........
LA MAFIA, NON ESISTE SOLO IN ITALIA.........
venerdì 7 novembre 2014
mercoledì 5 novembre 2014
I MINISTRI INDONESIANI DI "JOKOWI"
Il Consiglio dei Ministri è stato annunciato, Domenica, 26 ottobre 2014 e ha prestato giuramento Lunedi, 27 ottobre 2014.
Il Cosiglio è composto da 34 ministri, 14 dei quali sono affiliati ai rispettivi partiti politici,composto da 26 uomini e 8 donne (tra cui il primo ministro degli esteri femminile del paese),almeno 20 ministri sono sotto i 45 anni.
Un membro del team di transizione del presidente, ha spiegato che, a differenza dei Ministeri precedenti, "Jokowi" non ha nominato, un segretario di gabinetto e un portavoce presidenziale.e
il procuratore generale o il Capo dell' Intelligence Agency Indonesiano.
Spero che tutti i nomi, dei vari Ministri, siano esatti,ho già trovato un errore di agenzia,
Ministro Sudirman Said, di cui ho parlato, nel precedente post,mi riprometto di ricontrollarli,a breve,uno per uno.
RIFERIMENTI AI PARTITI NELL' ORDINE, SOPRA RIPORTATO, A SECONDA DEI MINISTERI
NasDem
Il Partito Nasdem è il partito politico "Corporativo Indonesiano". E 'in parte finanziato, dal magnate dei media, Surya Paloh, che ha fondato un organizzazione similare, la Nasional Demokrat. Nonostante questo, e il logo somigliante, Nasional Demokrat, ha ribadito il fatto che non è collegata con il NasDem.
L'ideologia del partito si compone di 7 parti
1)Soddisfare le esigenze delle persone
2) Rifiutare, una tipologia di democrazia, che solo complica la governabilità senza portare prosperità gererale e che porta solo al potere, regolarmente cambiando di mani,non producendo capi di qualità che si distinguono
3)Costruire una democrazia matura
4)Costruire una democrazia, basata su persone forti, che saranno chiamate a realizzare un futuro più luminoso
5)Ripristinare gli ideali della Repubblica Indonesiana.
6)Sostenere, il mandato costituzionale, di costruire una nazione prospera, basata sui principi della
democrazia economica, uno stato fondato sul diritto, che tenga i diritti umani, in grande
considerazione , e una nazione che riconosca le diversità.
7)Sviluppare una nazione giusta, prosperosa e sovrana, attraverso un Movimento, per il cambiamento del ripristino della Indonesia.
PDI-P
Partito democratico indonesiano - Lotta. E 'guidato dalla Sig.ra Megawati Sukarnoputri, la figlia del primo presidente indonesiano, Sukarno.
L'ideologia del partito, si basa sulla filosofia nazionale indonesiano ufficiale, Pancasila
Pancasila è composta, da due, vecchie parole javanesi, (originarie dal sanscrito), "panca", cioè cinque, e "sīla" che significa principio.
L'ideologia, del partito si compone di 5 parti,ritenuti inseparabili e interdipendenti:
1) La fede nel Dio unico.
2) Giusta e civilizzata umanità
3) L'unità dell' Indonesia
4)La democrazia, guidata dalla saggezza interiore nell'unanimità, derivante, da deliberazioni tra i rappresentanti
5)La giustizia sociale per tutte le persone dell' Indonesia
5)La giustizia sociale per tutte le persone dell' Indonesia
Hanura
Partito popolare della coscienza.
L'ideologia del partito si compone di 7 parti :
1)Realizzare un governo pulito e autorevole, basata sulla filosofia Pancasila,La Costituzione del 1945 e la Repubblica Unitaria dell' Indonesia
2)Produrre capi pii, onesti, coraggiosi, risoluti e capaci, che diffondono, le loro responsabilità, guidati dalla loro coscienza
3)Difendere i diritti e gli obblighi umani e la supremazia della legge, che agisce costantemente per realizzare,la certezza del diritto
3)Difendere i diritti e gli obblighi umani e la supremazia della legge, che agisce costantemente per realizzare,la certezza del diritto
4)Sviluppare le risorse umane, sane e istruite, sulla base di buoni costumi e trovare, tutte le possibili opportunità, per le donne e i giovani, a svolgere un ruolo attivo, nello sviluppo della nazione 5)Sviluppare un'economia, solo nazionale, che prenda in considerazione, le questioni ambientali e che offra le migliori opportunità possibili, per le imprese e la creazione di posti di lavoro,l'aumento dei redditi e della prosperità pubblica
6)Sradicare totalmente la corruzione,realizzare una Indonesia che si sviluppa, indipendente e dignitosa.
7)Sviluppare, un autonomia regionale, che si indirizzi meglio, allo sviluppo di tutto il paese, nel quadro della Repubblica Unitaria di Indonesia.
PKB
Partito Nazionale del Risorgimento
L'ideologia del partito si compone di 5 parti :
1)Rafforzare la democrazia, per aumentare la prosperità delle persone, che vivono nei villaggi
2)Rafforzare la tutela degli agricoltori e dei pescatori
3)Accelerare lo sviluppo delle regioni svantaggiate
4)Fare prosperare i lavoratori
5)Aumentare la partecipazione delle donne, nei settori strategici
Tutte le ideologie partitiche, sono state prese, dalle pubblicazioni in internet, dei singoli partiti.
Se ci dovessero essere, delle imprecisioni o degli errori,vi prego di farmelo notare, per email, verrà fatta immediatamente la correzione.Grazie
Mi è stato chiesto,perchè mi interesso, sia del governo,sia dei partiti politici,nonchè quello che succede in Indonesia, sotto il profilo governativo.
La mia risposta è stata :
La mia Nazione è l'Italia,con il buon o cattivo Governo che ci possa essere,ma non per questo,nella Nazione che mi ospita,mi devo disinteressare (come fa, la quasi totalità dei "bule".....)delle politiche ministeriali, che governano l'Indonesia.
Solo con la conoscenza della Nazione,in cui viviamo,possiamo sviluppare,attraverso le nostre idee e le nostre analisi,quei business,che giovano sia a noi,che alla popolazione indonesiana.
Quindi aspettiamo,semplificazione delle pratiche burocratiche,sia nei contratti di vario tipo, che nelle Importazioni e Esportazioni.
Aspettiamo,delle chiare linee guida,per il disbrigo dei normali visti (un libretto,inerente il cittadino estero,nel quale vengano dichiarate,esattamente, le procedure da eseguire,con i costi e i tempi,così da aggirare la corruzione)(e che cosa comporterà, per il responsabile dell'ufficio,il non rispetto della tempistica).
E molto altro,che comunque, favorisca, l'entrata nell'indonesia, di nuove aziende,attualmente spaventate,da lungaggini burocratiche.
Grazie per aver letto
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