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venerdì 24 ottobre 2014

COSA SI ERA DETTO IN CAMPAGNA ELETTORALEI???? "IL NAZIONALISMO INDONESIANO FRENA GLI INVESTITORI"

18 AGOSTO 2014  Ben Bland-Financial Times

L’obiettivo, dichiarato da entrambi i candidati alle elezioni, di incrementare la produzione di idrocarburi è "secondario" rispetto a quello di garantire una maggiore "indonesizzazione" del settore

L'elenco delle principali società petrolifere e del gas internazionali attive in Indonesia suona come un "who’s who" del settore: include nomi quali BP, Chevron, ExxonMobil, PetroChina, Total e molti altri ancora. Ma dopo una lunga storia di esplorazione e produzione di successo nella più grande economia dell'Asia sudorientale, il clima per gli investitori si sta facendo sempre più rigido.
Il boom economico dell'Indonesia nell'ultimo decennio è sfociato in un'ondata crescente di nazionalismo delle risorse, riflettendo il trend di molti altri Paesi emergenti, dal Brasile al Vietnam.
Mentre molti dei giacimenti di petrolio di lunga data del Paese sono giunti a maturazione, il clima di investimento per le società straniere è peggiorato progressivamente a causa di una miriade di nuove norme e restrizioni.
In passato membro dell'organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio, l'Indonesia è diventata un importatore netto nel 2004 a causa della crescita della domanda e di una produzione che non riusciva a tenere il passo.

Il clima per gli investimenti è peggiorato

Questa mancata corrispondenza ha registrato un'accelerazione negli ultimi anni visto che le generose sovvenzioni ai prodotti petroliferi e la prospera economia interna dell'Indonesia hanno mantenuto alta la domanda, ma che nel contempo la produzione è scesa. Ciò ha messo sotto pressione le finanze statali indonesiane,  portando a un importante deficit delle partite correnti, ad appelli da parte del governo per un incremento della produzione e a cupi allarmi sulle prospettive future.
 

"Se non troviamo nuovo [petrolio] e iniziamo a incrementare la produzione, in 12 anni il nostro greggio sarà completamente esaurito e dipenderemo per intero dalle importazioni", ha dichiarato in un discorso rivolto a diplomatici e giornalisti Prabowo Subianto, ex generale e uno dei due candidati in lizza per le fondamentali elezioni presidenziali che si terranno a luglio in Indonesia. "La nostra esperienza nel settore del gas è di soli 32 anni. La nuova amministrazione deve affrontare queste realtà."
 

Il rivale di Subianto nella sostituzione del presidente uscente Susilo Bambang Yudhoyono, il governatore di Giacarta Joko Widodo, ha avanzato commenti similmente duri in ordine all'esigenza di dare nuova linfa alla produzione di gas e petrolio in Indonesia. 

Ma, malgrado l'impegno nei confronti della semplificazione delle procedure di autorizzazione commerciali, entrambi hanno fatto capire che intendono proseguire con il protezionismo economico rafforzatosi sotto il mandato di Yudhoyono. 

Si tratta di una brutta notizia per le società petrolifere e del gas, afferma Bill Sullivan, avvocato specialista del settore presso lo studio Christian Teo Purwono & Partners di Giacarta, la capitale indonesiana. "Le politiche che hanno scoraggiato ulteriori investimenti stranieri nel settore gaspetrolifero hanno un tono nazionalista", spiega. "I candidati leader alla presidenza appoggiano entrambi il nazionalismo delle risorse, per cui prevedo che questa continuerà a essere la linea ufficiale dell'Indonesia, indipendentemente da chi verrà eletto presidente e dai ministri che sceglierà quando entrerà in carica in ottobre".

Quanto è grave la situazione?

L'Indonesia, la più grande nazione arcipelago del mondo, possiede riserve petrolifere accertate pari a 3,6 miliardi di barili ed è il 20° produttore di petrolio del mondo, rappresentando l'1,1% della produzione globale, secondo il gruppo di contabilità e consulenza PricewaterhouseCoopers (PwC). Il Paese è il 10° produttore di gas, con riserve accertate di 104 trilioni di piedi cubi. Sia la produzione di petrolio che quella di gas sono calate costantemente dal 2010 e la situazione è particolarmente grave nel caso del primo. La produzione di petrolio è calata da 1 milione di barili al giorno, sempre nel 2010,  a 826.000 barili lo scorso anno. Quest'anno, malgrado l'ambizioso obiettivo del governo di tornare al livello di 1 milione, PwC prevede un ulteriore calo a 798.000 barili.
Parte del problema è dovuta alla maturazione dei giacimenti di petrolio esistenti e al fatto che le riserve di petrolio di più facile sfruttamento sono ormai esaurite.
Allo stesso tempo numerose società petrolifere internazionali sono restie a espandere in modo significativo i propri investimenti in Indonesia a causa di un'ampia serie di perplessità, dalle questioni di inviolabilità dei contratti alle ingombranti normative.
 

La società petrolifera statale dell'Indonesia, Pertamina, afferma di essere pronta a colmare il divario, ma molti analisti dubitano che possieda il know-how tecnico e la propensione al rischio necessari per l'esplorazione dei giacimenti sottomarini o per il ricorso a tecniche di recupero potenziate, due strategie chiave per potenziare la produzione.
 

"Il clima di investimento per il petrolio e il gas in Indonesia si sta facendo sempre più rigido, come indica anche il trend pluriennale di diminuzione della trivellazione di nuovi giacimenti", afferma Angus Graham, responsabile per la strategia e la ricerca di Risco Energy, società di investimenti nel campo energetico con sede a Giacarta. "La trivellazione di nuovi giacimenti è la cartina di tornasole chiave per attirare investimenti e il requisito preliminare logico per le riserve e la successiva crescita della produzione". Secondo Graham l'intervallo di tempo che intercorre tra una trivellazione “wildcat‘ di successo e l'avvio di nuova produzione è di 6-10 anni.
 

Con la nuova attività di esplorazione come indicatore leader, i dirigenti del settore ritengono che sia improbabile che l'Indonesia possa invertire il trend del calo della produzione di petrolio nei prossimi anni, anche se si darà da fare per migliorare al più presto il clima di investimento.
 
Le cause del problema

Gli investitori internazionali in Indonesia sono abituati ad affrontare iter burocratici apparentemente infiniti e normative che si sovrappongono, provenienti da ministeri diversi, dal governo centrale e da quelli locali. Ma per le società petrolifere e del gas i grattacapi sono costantemente cresciuti negli ultimi anni con l'ascesa del nazionalismo delle risorse. Uno dei problemi principali è legato al complicato sistema di ammortamento dei costi con il quale l'Indonesia gestisce la maggior parte dei suoi contratti di condivisione della produzione (PSC). Questa struttura, comune a molti Paesi, è stata progettata per promuovere l'investimento e consente alle aziende di farsi rimborsare dal governo i costi legati allo sviluppo e alla gestione di progetti di successo. Il governo, in cambio, ottiene una quota priva di rischi della produzione, una volta che i costi sono stati ripagati attraverso le vendite iniziali di petrolio e gas.
 

L'ente regolatore del gas e del petrolio upstream dell'Indonesia, noto come SKKMigas, deve approvare tutte le spese e, tra le crescenti misure restrittive adottate contro la corruzione endemica del Paese, esamina minuziosamente ogni singolo dollaro legato all'ammortamento dei costi.
 

"Quando si opera ai sensi di un PSC in Indonesia, si diventa a tutti gli effetti un contractor che spende denaro governativo", spiega Anthony Anderson, consulente tecnico esperto nei settori delle risorse presso PwC a Giacarta. "Alcuni dirigenti trascorrono più tempo a studiare il processo di approvazione piuttosto che a elaborare strategie volte a trovare più petrolio e più gas". I pericoli legati a errori di processo hanno avuto un costo elevato per Chevron, il principale produttore di petrolio greggio dell'Indonesia, che l’anno scorso ha visto condannare per corruzione in un controverso processo diversi dei suoi contractor e dipendenti indonesiani. Questi sono stati riconosciuti colpevoli dopo che non sono riusciti a ottenere le corrette autorizzazioni per un progetto per l'eliminazione di sostanze tossiche dal suolo a seguito della perforazione da parte di Chevron sulla ricca isola di Sumatra. Il pubblico ministero ha concluso che i dipendenti Chevron avevano violato la severa legge anticorruzione dell'Indonesia provocando perdite allo stato perché le spese del programma di pulizia sarebbero alla fine risultate idonee per il rimborso ai sensi dell'ammortamento dei costi. La società USA ha detto di essere "scioccata" dai verdetti e ha dichiarato che non esiste "alcuna prova effettiva di attività illegali o di perdite per lo stato". Ma il risultato ha reso molti esponenti nel settore nonché l'ente regolatore estremamente nervosi nei confronti del processo di ammortamento dei costi.
 

Gli altri principali problemi, secondo l'avvocato Sullivan sono: una nuova normativa che limita l'investimento straniero nel settore dei servizi del gas e del petrolio upstream; le crescenti difficoltà affrontate dai produttori che vogliono prorogare i loro PSC; i provvedimenti restrittivi sui lavoratori stranieri nel campo del petrolio e del gas, con il rifiuto di prorogare numerosi visti e il bando totale di tutto lo staff straniero sopra i 55 anni. "Numerosi indonesiani sono convinti che l'Indonesia non abbia bisogno di investimento straniero nel settore delle risorse", spiega. "La realtà è che malgrado le chiacchiere sul voler incrementare la produzione di petrolio e gas, questo è un obiettivo secondario rispetto a quello di garantire una maggiore indonesizzazione del settore".

La posizione dell'Indonesia rispetto agli altri Paesi

Malgrado il clima di investimento in via di peggioramento in Indonesia, la questione chiave per i dirigenti del settore è come si prospetta il risk-reward rispetto ad altri Paesi che ambiscono ai loro investimenti in dollari. L'Indonesia è percepita dagli investitori del settore del petrolio e del gas come uno dei posti meno attraenti per fare affari nell'Asia sudorientale, sostiene Graham di Risco, anche se ha più società petrolifere e del gas attive di qualsiasi altro Paese nella regione e 130 anni di produzione alle spalle.
 

In base a una ricerca effettuata tra 106 dirigenti che lavorano presso 90 società petrolifere e del gas in Indonesia, PwC ha scoperto che l'Indonesia stava perdendo il proprio vantaggio competitivo, dietro Australia, Cina, Malaysia, Norvegia, Emirati Arabi Uniti e Stati Uniti. 
Ma restava più competitiva rispetto ad Angola, Nigeria e Venezuela sotto ogni aspetto a parte le prospettive geologiche – non esattamente un caloroso appoggio visti i problemi che affliggono questi mercati di frontiera.
 

L'indagine PwC ha evidenziato che mentre il 64% degli interpellati riteneva che la loro esigenza di capitale in Indonesia sarebbe aumentata nei 5 anni successivi, il 75% si aspettava che la propria propensione agli investimenti sarebbe diminuita o rimasta uguale – una situazione che la società di consulenza ha descritto come da "bandiera rossa". Allo stesso tempo il regime fiscale indonesiano è meno attraente rispetto a quello dei suoi vicini asiatici, prosegue Graham, sebbene dipenda dalle specificità del giacimento e della regione dell'Indonesia.
 

I contractor petroliferi in Indonesia possono aspettarsi solo un incasso medio del 16% rispetto al 40% nelle Filippine e in Thailandia e al 35% in Cina e in Mongolia. Ma coloro che gestiscono progetti di gas, che hanno un lead time molto più lungo, incassano il 35% e coloro che producono nella più remota Indonesia orientale incassano il 33%.

Quali sono le opportunità?

Malgrado le sfide, il settore del petrolio e del gas in Indonesia presenta anche opportunità e anche se alcuni investitori come Hess e Anadarko hanno lasciato l'Indonesia a seguito di ripensamenti strategici globali, altri stanno arrivando.
L'incremento delle quote di produzione in offerta nell'Indonesia orientale fa parte dei tentativi del governo di promuovere una nuova attività di trivellazione in questa regione estesa ma difficile da raggiungere, che si ritiene presenti un buon potenziale di trivellazione. Ma l'esplorazione nelle acque profonde dell'Indonesia è costosa e, anche se di successo, i costi di produzione e spedizione di petrolio e gas nelle acque lontane intorno a Papua, Maluku e Sulawesi sono elevati.
 

Alcuni operatori di petrolio e gas esistenti in Indonesia possiedono il potenziale per incrementare la loro produzione attraverso tecniche di recupero potenziate.
Ma l'incertezza sul rinnovo dei PSC scoraggia molti dall'incrementare i propri investimenti.
 

Quello della Total francese è il caso più ovvio: la società ha fatto sapere che limiterà la spesa presso il suo giacimento di Mahakam nel Kalimantan orientale a meno che il governo non accetti di prorogare il suo PSC oltre la data di scadenza del 2017.
 

Con Pertamina che non fa che dichiarare di voler assumere il controllo del giacimento, il governo non sembra aver voglia di raggiungere alcun accordo con Total. "Gli investitori stabiliti in Indonesia sono disposti a spendere miliardi di dollari per i loro giacimenti, ma è inutile se non otterranno una proroga in quanto non possono ottenere un ritorno sul proprio investimento", afferma Anderson di PwC.
 

L'Indonesia ha anche un enorme potenziale in materia di gas e petrolio non convenzionali: possiede infatti le seste più grandi riserve del mondo stimate di coal-bed methane (453 trilioni di piedi cubi) e 574 trilioni di piedi cubi di riserve stimate di gas di scisto.
Ma in questo campo siamo ancora agli inizi, con i primi quattro progetti CBM pilota che hanno registrato la vendita del primo gas lo scorso anno e le prime proposte sul gas di scisto ancora alla fase di studio.

Prospettive

Che sia attraverso la scoperta di nuovi giacimenti di gas e petrolio, il migliorato recupero presso i pozzi esistenti o le fonti non tradizionali, se l'Indonesia vuole avere successo nel potenziamento della produzione, dovrà invertire il trend del nazionalismo economico e iniziare a semplificare l'iter burocratico.
 

Anche in questo caso ci vorrà comunque del tempo perché l'aumento dell'investimento si traduca in un incremento della produzione.
 

La questione per le società petrolifere e del gas internazionali che guardano all'Indonesia è che cosa spingerà il governo a migliorare il clima per gli investimenti.
 

Sullivan non è ottimista circa le prospettive di uno scostamento della politica indonesiana dall'indonesizzazione. Ritiene tuttavia che la nomina di funzionari più competenti da parte del prossimo governo potrebbe giovare alla causa di un cambiamento graduale.
 

"Se venisse eletta come ministro dell'energia e delle risorse naturali una figura più esperta del settore e più competente dal punto di vista tecnico, questa persona potrebbe fare molto per smussare alcuni degli sviluppi regolatori più esagerati nel settore gaspetrolifero e migliorare alquanto le cose per le società", afferma.
 

Graham è più speranzoso sul fatto che la pressione sulle finanze dell'Indonesia derivante da un crescente deficit energetico possa suggerire un cambio verso un atteggiamento più aperto sugli investimenti internazionali nel campo del petrolio e del gas, seguendo l'esempio della vicina Malaysia.
 

"L'Indonesia presenta ancora buone prospettive geologiche", afferma "Si tratta solo di capire se il risk-reward sia conveniente o meno."
 

"Se l'Indonesia dice ”dobbiamo fare qualcosa per far sì che le aziende incrementino la trivellazione di nuovi giacimenti green-field’, il modo più rapido e semplice per farlo è quello di stimolare l'attività di investimento migliorando i termini del regime fiscale e rendendo più attraente l'ambiente degli approvvigionamenti e delle regolamentazioni locali. La Malaysia ha dimostrato l'efficacia di questa strategia".

MIA CONCLUSIONE

Piuttosto che pensare di snellire la burocrazia e trovare dei reali TECNICI e non BUROCRATI,si preferisce, aumentare il prezzo della benzina a discapito,sia della inflazione,sia della povera gente,che come unico mezzo di trasporto ha la moto.
(Per chi non lo sa......,l'aumento della benzina,porta l'aumento dei costi di trasporto e quindi sia le derrate alimentari.sia tutti gli altri prodotti di necessità, aumenteranno in proporzione alla distanza,quindi prossima diminuzione dei consumi(maggiore attenzione negli aquisti) e sicuramente nel medio periodo, aumento dell'inflazione.
Aspettate i prossimi Post)

NEL PROSSIMO POST "ANALISI ECONOMICA DELL'INDONESIA" (uscendo dal tema "solo BALI")

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