13 ottobre 2014
Mark Zuckerberg, presidente e amministratore delegato di Facebook, ha incontrato a Giacarta il presidente eletto dell'Indonesia, Joko Widodo, che ha basato la sua campagna elettorale su un estensivo uso del social network, molto popolare nel Paese. "È stata una fantastica conversazione", ha detto Zuckerberg. "Fra le grandi priorità che Widodo ha comunicato in campagna elettorale ci sono la crescita del lavoro e quella dell'economia.
Penso che la crescita di internet e della connettività siano fra i modi migliori per raggiungere tali obiettivi", ha aggiunto. "Stiamo cercando di fornire servizi di base e accesso economico a internet a due terzi della popolazione mondiale non connessa", ha detto Zuckerberg, in viaggio per promuovere il progetto internet.org, una partnership fra Facebook e sei compagnie di telefonia mobile per aumentare l'accessibilità alla rete.
"Ovviamente vogliamo che molte persone si connettano e usino Facebook; il progetto internet.org e la volontà di connettere la gente non servono principalmente a fare soldi, soprattutto nel breve termine", ha proseguito Zuckerberg.
L'Indonesia è il quarto Paese del mondo fra i maggiori utilizzatori di Facebook; secondo il portavoce della compagnia Andy Stone, gli utenti attivi mensili nel Paese sono 69 milioni, 61 dei quali accedono al sito tramite dispositivi mobili.
Tuttavia, la maggioranza dei 252 milioni di persone che compongono la popolazione indonesiana non ha accesso a internet.
A una domanda in conferenza stampa sulla sua esperienza d'uso di Facebook in Indonesia, il ceo ha risposto semplicemente che "funziona", suscitando l'ilarità generale e minimizzando sulle numerose lamentele nel Paese a proposito della velocità della connessione a internet. Zuckerberg è arrivato in Indonesia ieri e, prima dell'incontro ufficiale di oggi con Widodo, ha visitato il tempio buddista di Borobudur sull'isola di Giava, pubblicando sul proprio profilo Facebook una foto su uno dei suoi Stupa.
"È stato bellissimo arrampicarsi su questo tempio e qualcuno della nostra squadra ha scattato una foto e l'ha pubblicata. È andata online immediatamente e ora la foto è in un sacco di posti. Ci sono luoghi in cui si viaggia e non è possibile fare cose basilari come questa", ha detto Zuckerberg. Poi ha concluso: "Ovviamente queste non sono le opportunità economiche o culturali più importanti offerte dalla connettività, ma è stata un'ottima prova del nove".
MA CHE COSA E' IL PROGETTO "INTERNET.ORG"???? VEDIAMO :
Facebook ha rivelato ulteriori dettagli sul progetto Internet.org. Impiegherà droni per rendere disponibile Internet in tutto il mondo. Ecco le novità.
Per raggiungere l’obiettivo Facebook ha reso nota l’intenzione di realizzare droni molto particolari.
Con il termine “droni” l’azienda intende velivoli completamenti autonomi che potrebbero raggiungere dimensioni simili a quelle dei velivoli commerciali.
La Connectivity Lab pare pertanto decisa a seguire questa linea di pensiero, realizzando così droni in grado di godere di una autonomia di svariati mesi se non addirittura anni.
Le ultime notizie giungono proprio dal direttore tecnico del Connectivity Lab, Yael Maguire, che le ha rivelate durante un’intervista rilasciata su Mashable. “Per riuscire a far volare questi aeroplani per mesi o per anni su singola carica, dobbiamo consentire loro di raggiungere vette molto elevate”, ha dichiarato.
Maguire ha inoltre menzionato le dimensioni dei droni, simili a quelle di un Boeing 747. Altra singolarità dei droni sarà nel peso totale, che sarà all’incirca quanto quello di quattro pneumatici.
Si è parlato anche dei test di lancio, che potrebbero iniziare già nel 2015. Obiettivo di questa iniziativa risulta quello di rendere disponibile l’accesso ad Internet anche in quelle zone che attualmente non hanno copertura.
Un’opera interessante che porterà vantaggi alle popolazioni che fino ad ora non hanno potuto godere della connessione a Internet, e senza dubbio rappresenterà anche un ritorno economico per l’azienda.
Grazie alla vendite di pubblicità e altri servizi online sia Facebook che Google, entrambi impegnati in un progetto simile, potranno allargare in modo importante il loro bacino di utenza.
Quali sono le aziende interessate :
Samsung, Nokia, Ericsson, Opera Software, Mediatek e Qualcomm.
LA MIA DOMANDA E' QUESTA, PERCHE' GLI USA SONO INTERESSATI ALL'INDONESIA????
Ricordo un articolo di molto tempo fa e lo pubblico senza commenti :
Facebook è della CIA?
di Ernesto Carmona*
26/05/2009
I media celebrano Mark Zuckerberg come il giovane prodigio che a soli 23 anni è diventato miliardario grazie al successo di Facebook, ma non prestano attenzione agli "investimenti di capitale a rischio" per più di 40 milioni di dollari effettuati dalla CIA per sviluppare la rete sociale.
Nel 2008, quando la frenesia speculativa di Wall Street ha portato gli incauti a ritenere che il valore di Facebook fosse pari a 15 miliardi di dollari, Zuckerberg si trasformò nel più giovane miliardario "che si è fatto da solo" nella storia della classifica della rivista Forbes, con 1.500 milioni di dollari. Fino a quel momento, il capitale a rischio investito dalla CIA sembrava aver ottenuto un buon rendimento, ma il "valore" di Facebook nel 2009 si è attestato al suo livello reale facendo scomparire Zuckerberg dalla lista di Forbes.
La bolla Facebook è stata gonfiata quando William Gates, proprietario di Microsoft, nell'ottobre 2007 ha acquisito una partecipazione del 1,6% per la cifra di 240 milioni di dollari. Ciò ha portato ritenere che se l'1% di Facebook costava 150 milioni di dollari, allora il valore del 100% sarebbe stato pari a 15 miliardi di dollari, ma l’inganno finì per sgonfiarsi. La questione fondamentale è che Facebook esiste grazie ad un investimento di capitali a rischio da parte della CIA.
Nel 2009, i media non hanno lesinato nella "propaganda informativa" la celebrazione del culto di Zuckerberg come paradigma del giovane imprenditore vincente, ma la reiterata diffusione di questa "notizia" non ha sortito l'effetto di far sì che la rivista "Forbes" lo mantenesse nella versione 2009 della sua classifica (1). Il giovane prodigio era scomparso dalla lista, nonostante l'intensa campagna della CNN e dei principali media mondiali che riflettono gli interessi di Wall Street. "Forbes" è come l'Oscar delle grandi imprese e gonfia o sgonfia il valore delle azioni.
Secondo un'inchiesta del giornalista britannico Tom Hodgkinson pubblicata nel 2008 dal The Guardian (2) e commentata da alcuni media indipendenti di lingua inglese, ma senza alcuna ripercussione sulla grande stampa, la CIA ha investito su Facebook molto prima che diventasse uno dei più popolari social network di Internet.
La propaganda aziendale ha fatto sì che il portale diventasse un sinonimo di successo sociale, popolarità e di buoni affari. Facebook è presentato come un innocuo sito web di reti sociali che facilita i rapporti interpersonali.
La sua popolarità fa leva sul fatto che i suoi circa 70 milioni di utenti aumenteranno a 200 milioni in tutto il mondo in un paio di anni, basandosi sulla migliore performance settimanale in cui ha acquisito fino a due milioni di nuovi utenti. Tuttavia, Facebook non convince tutti.
Critici e detrattori
"Chi non è su Facebook non sta da nessuna parte o è antisistema", dicono alcuni. È come avere una nuova immagine ma senza contenuto, per darsi importanza nel megacentro commerciale in cui si è trasformato Internet, in sostituzione delle vecchie piazze, dicono altri. La maggior parte dice che è uno strumento pragmatico per rincontrare i vecchi compagni d'infanzia e della giovinezza persi nei passaggi della vita. I suoi fautori di sinistra lo ritengono utile per promuovere la lotta contro la globalizzazione ed il coordinamento delle attività, come per le campagne contro le riunioni del G8.
Il giornalista spagnolo Pascual Serrano ha descritto come è stato utilizzato dal governo della Colombia per coordinare la giornata internazionale contro le FARC che nel 2008 ha segnato l'inizio dell’offensiva propagandistica contro la guerriglia e che continua tuttora. Ed è palese che Facebook sia stato strumentalizzato dalla CIA. Per Walter Goobar, di MiradasAlSur.com, "è in realtà un esperimento di manipolazione globale: [...] è un sofisticato strumento di finanziamento da parte della Central Intelligence Agency, CIA, utilizzato non solo per il reclutamento di agenti e la raccolta di informazioni su tutto il pianeta, ma anche per le operazioni sotto copertura".
A grandi linee Facebook è uno strumento di comunicazione che permette di contattare e archiviare indirizzi e altre informazioni di amici e familiari. Si tratta di una miniera di informazioni sulle amicizie dei suoi utenti, per enti come il Dipartimento per la Sicurezza degli Stati Uniti, e in generale per gli organismi dell'intelligence, dall'era Bush impegnati con pari entusiasmo nei confronti del "nemico" esterno ed interno.
Milioni di utenti offrono informazioni sulla loro identità, fotografie e liste dei loro articoli di consumo preferiti. Un messaggio da un amico li invita a registrarsi e a partecipare a Facebook. I dati personali, che di solito sono catturati da tutti i tipi di truffatori e clonatori di carte di credito, finiscono anche nel disco rigido dei servizi di sicurezza degli Stati Uniti. Il sistema Beacon di Facebook compie un monitoraggio degli utenti e degli associati, compresi quelli che non sono mai stati registrati o che si disabilitano. Facebook è più pratico e veloce di InfraGard (2), ovvero le 23.000 microcomunità o "cellule" di piccoli commercianti-informatori, predisposto dal FBI per conoscere il profilo psico-politico della loro clientela.
Dal dicembre 2006, la CIA utilizza Facebook per reclutare nuovi agenti. Gli altri organismi pubblici per il reclutamento e l'assunzione sono tenuti a sottostare ai regolamenti federali, ma la CIA ha acquisito una libertà senza freni sotto l'amministrazione Bush, anche di torturare senza salvare le apparenze. "Non è necessario alcun permesso per inserirci nella rete sociale", ha detto la CIA.
Capitale a rischio CIA
Un allarme fondato sulla proprietà CIA di Facebook è stato lanciato dal giornalista britannico Tom Hodgkinson, e documentato in questo articolo “With friends like these ...” (Con amici come questi ...) pubblicato sul The Guardian del 14 gennaio 2008 (3). Egli dichiara che, dopo l'11 settembre 2001, è raddoppiato l'entusiasmo per l'alta tecnologia che aveva già catturato la comunità dell’intelligence statunitense quando due anni prima aveva creato il fondo di capitali "In-Q-Tel", per le opportunità di investimenti a rischio nelle alte tecnologie.
Per il giornalista Hodgkinson, i legami di Facebook con la CIA passano attraverso Jim Breyer, uno dei tre principali partner che ha investito nella rete sociale 12,7 milioni di dollari nell’aprile 2005, socio nel fondo di capitali Accel Partners, membro direttivo di giganti come Wal-Mart e Marvel Entertainment ed ex presidente della National Venture Capital Association (NVCA), che si caratterizza nell’investimento sui giovani talenti.
"L'ultimo round di finanziamento per Facebook è stato condotto da una società finanziaria denominata Greylock Venture Capital, che ha immesso 27,5 milioni di dollari", ha scritto Hodgkinson. "Uno dei principali partner della Greylock si chiama Howard Cox, altro ex presidente della NVCA ed anche lui nel consiglio di amministrazione di In-Q-Tel".
"Che cosa è In-Q-Tel?" si chiede Hodgkinson, "Bene, che ci crediate o meno (e verificatelo sul loro sito web) è un fondo di capitali a rischio della CIA". Creato nel 1999, la sua missione è di "identificare e associarsi alle aziende che stanno sviluppando nuove tecnologie per contribuire a fornire soluzioni alla Central Intelligence Agency".
Il sito web di In-Q-Tel (4) raccomandato da Hodgkinson è molto esplicito: "Nel 1998, il direttore della Central Intelligence (DCI) ha individuato la tecnologia come una delle massime priorità strategiche, direttamente collegata al futuro progresso tecnico dell’agenzia, per migliorare le missioni di raccolta e analisi. La direzione del Dipartimento di Scienza e Tecnologia ha ideato un radicale progetto per la creazione di una nuova società che consentirebbe all’agenzia di migliorare l'accesso all'innovazione nel settore privato". Cristallino come l’acqua, ha dichiarato Hodgkinson.
Note e fonti:
1) 2009 Forbes relazione: http://www.forbes.com/lists/2009/10/billionaires-2009-richest-people_The-WorldsBillionaires_CountryOfCitizen_18.html.
2) http://www.infragard.net
3) http://www.guardian.co.uk/technology/2008/jan/14/facebook
4) http://www.iqt.org/about-iqt/history.html
*Ernesto Carmona è giornalista e consulente per la FELAP, (Federazione Latino Americana dei Giornalisti), consulente del Collegio Nazionale di Giornalisti del Cile e socio del Circolo dei Giornalisti di Santiago.
I media celebrano Mark Zuckerberg come il giovane prodigio che a soli 23 anni è diventato miliardario grazie al successo di Facebook, ma non prestano attenzione agli "investimenti di capitale a rischio" per più di 40 milioni di dollari effettuati dalla CIA per sviluppare la rete sociale.
Nel 2008, quando la frenesia speculativa di Wall Street ha portato gli incauti a ritenere che il valore di Facebook fosse pari a 15 miliardi di dollari, Zuckerberg si trasformò nel più giovane miliardario "che si è fatto da solo" nella storia della classifica della rivista Forbes, con 1.500 milioni di dollari. Fino a quel momento, il capitale a rischio investito dalla CIA sembrava aver ottenuto un buon rendimento, ma il "valore" di Facebook nel 2009 si è attestato al suo livello reale facendo scomparire Zuckerberg dalla lista di Forbes.
La bolla Facebook è stata gonfiata quando William Gates, proprietario di Microsoft, nell'ottobre 2007 ha acquisito una partecipazione del 1,6% per la cifra di 240 milioni di dollari. Ciò ha portato ritenere che se l'1% di Facebook costava 150 milioni di dollari, allora il valore del 100% sarebbe stato pari a 15 miliardi di dollari, ma l’inganno finì per sgonfiarsi. La questione fondamentale è che Facebook esiste grazie ad un investimento di capitali a rischio da parte della CIA.
Nel 2009, i media non hanno lesinato nella "propaganda informativa" la celebrazione del culto di Zuckerberg come paradigma del giovane imprenditore vincente, ma la reiterata diffusione di questa "notizia" non ha sortito l'effetto di far sì che la rivista "Forbes" lo mantenesse nella versione 2009 della sua classifica (1). Il giovane prodigio era scomparso dalla lista, nonostante l'intensa campagna della CNN e dei principali media mondiali che riflettono gli interessi di Wall Street. "Forbes" è come l'Oscar delle grandi imprese e gonfia o sgonfia il valore delle azioni.
Secondo un'inchiesta del giornalista britannico Tom Hodgkinson pubblicata nel 2008 dal The Guardian (2) e commentata da alcuni media indipendenti di lingua inglese, ma senza alcuna ripercussione sulla grande stampa, la CIA ha investito su Facebook molto prima che diventasse uno dei più popolari social network di Internet.
La propaganda aziendale ha fatto sì che il portale diventasse un sinonimo di successo sociale, popolarità e di buoni affari. Facebook è presentato come un innocuo sito web di reti sociali che facilita i rapporti interpersonali.
La sua popolarità fa leva sul fatto che i suoi circa 70 milioni di utenti aumenteranno a 200 milioni in tutto il mondo in un paio di anni, basandosi sulla migliore performance settimanale in cui ha acquisito fino a due milioni di nuovi utenti. Tuttavia, Facebook non convince tutti.
Critici e detrattori
"Chi non è su Facebook non sta da nessuna parte o è antisistema", dicono alcuni. È come avere una nuova immagine ma senza contenuto, per darsi importanza nel megacentro commerciale in cui si è trasformato Internet, in sostituzione delle vecchie piazze, dicono altri. La maggior parte dice che è uno strumento pragmatico per rincontrare i vecchi compagni d'infanzia e della giovinezza persi nei passaggi della vita. I suoi fautori di sinistra lo ritengono utile per promuovere la lotta contro la globalizzazione ed il coordinamento delle attività, come per le campagne contro le riunioni del G8.
Il giornalista spagnolo Pascual Serrano ha descritto come è stato utilizzato dal governo della Colombia per coordinare la giornata internazionale contro le FARC che nel 2008 ha segnato l'inizio dell’offensiva propagandistica contro la guerriglia e che continua tuttora. Ed è palese che Facebook sia stato strumentalizzato dalla CIA. Per Walter Goobar, di MiradasAlSur.com, "è in realtà un esperimento di manipolazione globale: [...] è un sofisticato strumento di finanziamento da parte della Central Intelligence Agency, CIA, utilizzato non solo per il reclutamento di agenti e la raccolta di informazioni su tutto il pianeta, ma anche per le operazioni sotto copertura".
A grandi linee Facebook è uno strumento di comunicazione che permette di contattare e archiviare indirizzi e altre informazioni di amici e familiari. Si tratta di una miniera di informazioni sulle amicizie dei suoi utenti, per enti come il Dipartimento per la Sicurezza degli Stati Uniti, e in generale per gli organismi dell'intelligence, dall'era Bush impegnati con pari entusiasmo nei confronti del "nemico" esterno ed interno.
Milioni di utenti offrono informazioni sulla loro identità, fotografie e liste dei loro articoli di consumo preferiti. Un messaggio da un amico li invita a registrarsi e a partecipare a Facebook. I dati personali, che di solito sono catturati da tutti i tipi di truffatori e clonatori di carte di credito, finiscono anche nel disco rigido dei servizi di sicurezza degli Stati Uniti. Il sistema Beacon di Facebook compie un monitoraggio degli utenti e degli associati, compresi quelli che non sono mai stati registrati o che si disabilitano. Facebook è più pratico e veloce di InfraGard (2), ovvero le 23.000 microcomunità o "cellule" di piccoli commercianti-informatori, predisposto dal FBI per conoscere il profilo psico-politico della loro clientela.
Dal dicembre 2006, la CIA utilizza Facebook per reclutare nuovi agenti. Gli altri organismi pubblici per il reclutamento e l'assunzione sono tenuti a sottostare ai regolamenti federali, ma la CIA ha acquisito una libertà senza freni sotto l'amministrazione Bush, anche di torturare senza salvare le apparenze. "Non è necessario alcun permesso per inserirci nella rete sociale", ha detto la CIA.
Capitale a rischio CIA
Un allarme fondato sulla proprietà CIA di Facebook è stato lanciato dal giornalista britannico Tom Hodgkinson, e documentato in questo articolo “With friends like these ...” (Con amici come questi ...) pubblicato sul The Guardian del 14 gennaio 2008 (3). Egli dichiara che, dopo l'11 settembre 2001, è raddoppiato l'entusiasmo per l'alta tecnologia che aveva già catturato la comunità dell’intelligence statunitense quando due anni prima aveva creato il fondo di capitali "In-Q-Tel", per le opportunità di investimenti a rischio nelle alte tecnologie.
Per il giornalista Hodgkinson, i legami di Facebook con la CIA passano attraverso Jim Breyer, uno dei tre principali partner che ha investito nella rete sociale 12,7 milioni di dollari nell’aprile 2005, socio nel fondo di capitali Accel Partners, membro direttivo di giganti come Wal-Mart e Marvel Entertainment ed ex presidente della National Venture Capital Association (NVCA), che si caratterizza nell’investimento sui giovani talenti.
"L'ultimo round di finanziamento per Facebook è stato condotto da una società finanziaria denominata Greylock Venture Capital, che ha immesso 27,5 milioni di dollari", ha scritto Hodgkinson. "Uno dei principali partner della Greylock si chiama Howard Cox, altro ex presidente della NVCA ed anche lui nel consiglio di amministrazione di In-Q-Tel".
"Che cosa è In-Q-Tel?" si chiede Hodgkinson, "Bene, che ci crediate o meno (e verificatelo sul loro sito web) è un fondo di capitali a rischio della CIA". Creato nel 1999, la sua missione è di "identificare e associarsi alle aziende che stanno sviluppando nuove tecnologie per contribuire a fornire soluzioni alla Central Intelligence Agency".
Il sito web di In-Q-Tel (4) raccomandato da Hodgkinson è molto esplicito: "Nel 1998, il direttore della Central Intelligence (DCI) ha individuato la tecnologia come una delle massime priorità strategiche, direttamente collegata al futuro progresso tecnico dell’agenzia, per migliorare le missioni di raccolta e analisi. La direzione del Dipartimento di Scienza e Tecnologia ha ideato un radicale progetto per la creazione di una nuova società che consentirebbe all’agenzia di migliorare l'accesso all'innovazione nel settore privato". Cristallino come l’acqua, ha dichiarato Hodgkinson.
Note e fonti:
1) 2009 Forbes relazione: http://www.forbes.com/lists/2009/10/billionaires-2009-richest-people_The-WorldsBillionaires_CountryOfCitizen_18.html.
2) http://www.infragard.net
3) http://www.guardian.co.uk/technology/2008/jan/14/facebook
4) http://www.iqt.org/about-iqt/history.html
*Ernesto Carmona è giornalista e consulente per la FELAP, (Federazione Latino Americana dei Giornalisti), consulente del Collegio Nazionale di Giornalisti del Cile e socio del Circolo dei Giornalisti di Santiago.
E NON SOLO :
Un archivio da un
miliardo di utenti
1 miliardo di utenti, oltre 1 miliardo di pagine visitate al mese, tra
120 e 130 contatti per utente, 90 azioni mensili per amico, per circa
11.000 azioni realizzate nel proprio gruppo di riferimento. Questi sono i
numeri che quotidianamente macina EdgeRank, l’algoritmo di Facebook che
determina la visibilità di un “post” sul Wall, assegnando un valore ad
ogni interazione tra ricevente e mittente del messaggio sulla base di 3
elementi: affinità, rilevanza, tempo. È EdgeRank che decide cosa vediamo
su Facebook (perché vedo sempre i post di Tizio e non quelli di Caio?),
ma anche come e con chi comunichiamo. Non è altro che un algoritmo di
classificazione di contatti sociali!
Facebook è il gestore del più grande archivio del mondo, e comprende
circa un settimo della popolazione. Gli utenti forniscono i loro dati
spontaneamente, sapendo che è il prezzo da pagare per poter usufruire
gratuitamente del social network.
I dati sono raccolti durante la navigazione su Facebook, ma anche su
tutti i siti che sfoggiano gli onnipresenti bottoni (like, share), ma
anche da affiliati, inserzionisti e clienti di Facebook.
I dati sono utilizzati per confezionare gli avvisi pubblicitari
personalizzati che vediamo ai lati della pagina Facebook.
O forse no?
Da Facemash a Facebook
Facebook nasce nel 2003 quando Mark Zuckerberg frequentava Harvard.
All’epoca si chiamava Facemash, e comparava due persone alla volta
recuperandone foto e dati dal database delle università (vota la ragazza
più carina). Zuckerberg fu accusato di violazione della privacy e dei
diritti d’autore, e il sito chiuso. Le accuse furono poi ritirate.
Dall’ampliamento di quel progetto nasce poi Facebook, uno strumento
sociale esteso prima alle università americane, poi a tutto il mondo.
Nel 2004 la società fissa la sua sede a Palo Alto, in California. Già
allora il software riceveva forti critiche: Facebook isola la gente al
suo posto di lavoro, Facebook incoraggia ad avere molti “amici”
privilegiando la quantità alla qualità, Facebook alimenta il nostro
narcisismo… ma soprattutto Facebook è lo strumento dei venture
capitalist. Come PayPal, non è altro che un esperimento sociale
espressione di un libertarismo neoconservatore: su Facebook puoi essere
chi vuoi tu, purché accetti di vendere te stesso alle multinazionali.
Infatti, il primo investitore di Facebook, con mezzo milione di dollari,
è il cofondatore di PayPal, Peter Thiel. E chi è Peter Thiel?
Nato a Francoforte, laureato in filosofia a Stanford, membro del
consiglio direttivo di Facebook, considerato uno dei gestori di hedge
fund più abile al mondo, tramite la sua azienda finanziaria Founders
Fund influenza l’intera Silicon Valley. Più di un capitalista
intelligente e avido lo si può considerare un attivista neocon. Sostiene
che il “multiculturalismo” ha ridotto le libertà degli individui, è
fondatore di un giornale di destra, nonché membro di TheVanguard, un
gruppo di pressione conservatore che opera sul web in contrapposizione a
MoveOn.org, altro gruppo di pressione ma di tendenze liberali.
TheVanguard è una comunità online di americani che credono nel libero
mercato e lo Stato ridotto ai minimi termini. Il suo scopo è promuovere
politiche per rimodellare l’America e il mondo.
L’idea di Thiel è che si possono trovare valori nei contatti sociali, e
per questo occorre ampliarli andando oltre i confini nazionali. Quindi
fonda PayPal e poi investe in Facebook. La domanda è: si possono creare
comunità sociali transnazionali? Per altri, invece: si possono fare
soldi con l’amicizia?
Facebook è l’ideale, sostanzialmente non fa nulla ma si limita a mediare
i rapporti sociali. La teoria secondo la quale gli esseri umani tendono
a muoversi in gruppo, come greggi di pecore, fa il resto.
Internet incarna il sogno di ogni neocon, spezza i confini nazionali
consentendo di aggirarne i limiti (e quindi le leggi): paradisi fiscali,
globalizzazione, accesso contemporaneamente ai mercati di tutto il
mondo, capacità di spostare soldi da una parte all’altra del mondo con
un click, impossibilità per i governi di un controllo effettivo sulle
aziende transnazionali, e di imporre loro delle restrizioni legali.
Nessuna rivoluzione proletaria, nessun assalto alle banche può avere un
qualche risultato se i soldi sono tutti alle Cayman!
Thiel è anche membro del gruppo Bilderberg, dove inoltre troviamo il
fondatore di LinkedIn, Reid Hoffman, ed Erich Schmidt, presidente del
consiglio di sicurezza di Google, Bill Gates, presidente di Microsoft, e
Jeff Bezos, fondatore e Ceo di Amazon, e Chris Hughes, altro fondatore
di Facebook.
Nel Bilderberg, una congregazione che annovera rappresentanti del mondo
della finanza, della politica e dei media, che si riunisce una volta
l’anno per discutere dei problemi del mondo, siede anche Alexander Karp,
Ceo di Palantir Technologies, azienda della quale Thiel è il principale
investitore nonché direttore.
Il braccio della CIA
Scorrendo l’elenco degli altri investitori di Facebook notiamo la
Greylock Partners. Uno dei soci della Greylock è Howard Cox, il quale
lavorava nel Ministero della Difesa Usa e per un certo periodo è stato
nel Business Board del Pentagono. Inoltre è membro del consiglio della
In-Q-Tel.
La In-Q-Tel, un nome decisamente sconosciuto ai più, è il braccio
imprenditoriale della CIA. Fondata dall’Agenzia americana nel 1999 per
evitare la burocrazia degli appalti pubblici, agisce sotto forma di suo
investitore, così i servizi segreti possono gestire l’outsourcing per la
ricerca.
La In-Q-Tel consente alla CIA di tenersi al passo con i tempi dal punto
di vista tecnologico, senza dover assumere uno stuolo di scienziati.
Molti di noi usano tutti i giorni uno dei prodotti nei quali ha
investito la In-Q-Tel, cioè il software della Keyhole Inc., e che noi
oggi conosciamo come Google Earth. Google acquisì la Keyhole nel 2004, e
per un certo periodo la CIA, tramite In-Q-Tel, ha posseduto azioni di
Google per un totale di 2,2 miliardi di dollari.
In una brochure della In-Q-Tel leggiamo: “governments are increasingly
finding that monitoring social media is an essential component in
keeping track of erupting political movements, crises, epidemics, and
disasters, not to mention general global trends”. Si tratta di tenere
d’occhio le idee che sono più condivise in rete per anticipare il
sorgere di movimenti politici. Bisogna trovarsi pronti prima di un altro
Occupy!
È l’ennesima teoria della cospirazione mondiale? Nulla di tutto ciò. Non
diremo che Facebook fu un’operazione della Cia né che Zuckerberg è un
agente dell’agenzia americana. In rete ci sono numerosi articoli che
mettono alla berlina questa tesi, ma il punto è che ridendone non si
coglie il nucleo del problema. Gli intrecci tra le società che operano
in rete e che di fatto la controllano, la gestiscono, la plasmano, sono
molto più forti di quanto si creda: sempre le stesse società e gli
stessi uomini! E mentre l’Operazione Overlord diventa satira online,
viene messa da parte la domanda fondamentale: che fine fanno i dati
degli utenti?
I dati sono tutti lì, li immettiamo noi, spesso inconsapevolmente,
vengono raccolti e possono essere facilmente girati anche ai governi. In
molti casi già avviene. Però sono tanti, troppi, e difficili da
coordinare. Ciò che realmente manca è lo strumento con cui relazionare
l’enorme quantità di informazioni e trarne qualche utilità, oltre che a
fini di pubblicità personalizzata.
O forse no?
Fallen Hero
Febbraio 2011. L’agente speciale dell’ufficio immigrazione (ICE) Jaime
Zapata viene ucciso dai membri di un cartello della droga. Nelle ore
successive gli alti funzionari dell’amministrazione Usa vanno in
fibrillazione. Sono letteralmente incazzati per l’omicidio deliberato di
un agente federale; e vogliono vendetta!
I federali avevano già una enorme quantità di informazioni sui cartelli
della droga, i loro uomini, i meccanismi di finanziamento e le rotte di
contrabbando: dossier, relazioni, video di sorveglianza,
intercettazioni, footage da droni. Informazioni non coordinate e quindi
scarsamente utili. Qualcuno suggerisce di rivolgersi ad una software
house della California. I risultati sono sorprendenti, il software
consente di individuare tutte le connessioni possibili tra gli individui
e le varie organizzazioni. Un lavoro di indagine minuzioso che avrebbe
richiesto mesi, forse anni, se eseguito nella maniera tradizionale.
L’Operazione Fallen Hero porta all’arresto di 676 persone, compreso i
sospettati dell’omicidio di Zapata, e al sequestro di 500 chili di
cocaina e una notevole quantità di armi.
Nel caso citato e in altri simili il comune denominatore è il software.
Il suo utilizzo in genere rimane segreto, ma in qualche raro caso le
informazioni si fanno strada verso il pubblico. Così sappiamo che nel
2010 è stato usato in un’operazione di spionaggio in Canada, per
coordinare gli aiuti durante l’uragano Sandy, per svelare abusi sui
minori, ed anche in casi di rapimento. In Afghanistan gli USA lo
utilizzano per le operazioni speciali, e ha contribuito alla cattura di
Bin Laden.
Quel software è prodotto da Palantir Technologies.
La pietra veggente
La sede di Palantir Technologies, a 10 minuti da quella di Facebook, si
trova a Palo Alto, ed è conosciuta come The Shire (La contea), l’ufficio
in Virginia è Rivendell, la casa degli elfi. Il Palantir è la pietra
veggente de “Il signore degli anelli”, una sfera dall’apparenza di
cristallo che permette a chi la osserva di comunicare a grande distanza.
Il suo nome vuol dire: coloro che sorvegliano da lontano. Tutti
riferimenti alla mitologia di Tolkien.
Il software Palantir risolve il problema fondamentale dell’intelligence.
CIA e FBI possono avere diversi database con peculiarità proprie: dati
finanziari, campioni di DNA e di suoni, video, mappe, intercettazioni.
Poi ci sono i tantissimi dati che vengono raccolti da internet. Per
rendere coerenti questa enorme quantità di informazioni occorrerebbero
anni. Il software Palantir, invece, accedendo a tutti i database, riesce
in poco tempo ad estrarre tutti i dati che hanno una correlazione tra
di loro. La tecnologia Palantir trasforma discariche di dati in miniere
d’oro!
Palantir
Palantir in realtà nasce quale strumento antifrode. Poiché PayPal
attirava molti criminali che utilizzavano il servizio per riciclaggio di
denaro o frodi, Peter Thiel, il cofondatore di PayPal, investì nella
realizzazione di un software in grado di verificare le transazioni
sospette.
Dopo l’acquisizione di PayPal da parte di Ebay, Thiel si portò dietro
quel software, e costituì la società Palantir nel 2004.
Palantir Technologies nasce con l’apporto di importanti esperti di
sicurezza nazionale, come John Poindexter, ex consigliere per la
sicurezza nazionale di Ronald Reagan, il quale suggerì un approccio
diverso: invece di estrarre dati dai soli database governativi non era
meglio attingere anche a quelli privati? Transazioni, carte di credito,
mail, tabulati telefonici… una enorme quantità di dati presenti in rete
che aspettano solo di essere raccolti!
La mission di Palantir, spiega il Ceo Alexander Karp, è quella di
lavorare insieme per creare un mondo migliore: il nostro lavoro salva
delle vite, consente la cattura dei criminali, protegge i diritti dei
cittadini.
Il diritto alla libertà di parola e il diritto alla privacy sono
fondamentali per una democrazia viva. Fin dalla sua nascita, Palantir
Technologies ha sostenuto questi ideali e ha dimostrato un impegno per
la compilazione del software che protegge la privacy e le libertà
civili.
Queste le “belle” parole del Ceo di Palantir, peccato che fossero in
calce alle scuse per aver avuto un ruolo nel progetto di attacco a
Wikileaks. Un Pdf rubato e reso pubblico da Wikileaks mostra appunto il
logo di Palantir su un progetto nato da una proposta di Bank of America,
e Palantir più che un difensore dei diritti umani ne esce come una
sorta di mercenario digitale.
Come il Palantir di Tolkien può servire sia per il bene che il male,
molti dicono lo stesso del software di data mining della società
californiana: tutto dipende da chi tiene il Palantir, tutto dipende da
chi usa il software di sorveglianza digitale.
Karp sostiene che Palantir ha sviluppato anche un sofisticato sistema di
protezione della privacy, per garantire un accesso controllato ai dati.
E ha anche creato un Consiglio per la privacy e le libertà civili
all’interno dell’azienda. Ma è difficile credere che gli enti
governativi, come la NSA, siano soggetti a limitazioni del genere. In
realtà il sistema è strettamente legato al nulla osta di sicurezza
governativo, solo chi è autorizzato può leggere determinati dati. Ma al
vertice c’è sempre chi può leggere tutto.
Il punto è che Palantir nasce con uno scopo preciso, fornire agli Stati
Uniti il più sofisticato strumento di controllo per impedire un nuovo
9/11. Ed è quello che sta facendo al meglio, analizzando database
governativi e privati. Compreso quelli della multinazionali del web?
Attualmente Palantir ha come clienti: il dipartimento della Difesa Usa,
CIA, FBI, esercito, Marines, Aeronautica, dipartimenti di Polizia di New
York e Los Angeles, e un numero crescente di istituzioni finanziarie.
Dopo Washington e Wall Street, Palantir si sta espandendo nella sanità,
nelle assicurazioni e nel biotech. In ogni settore sembra esserci un
possibile impiego del software Palantir. E adesso lo si utilizza anche
al di fuori degli Usa.
Londra, 2012. Il premier britannico Cameron annuncia i giochi olimpici
con queste parole: “the eyes of the world will be on us”, gli occhi del
mondo sono su di noi.
Uno di quegli occhi era Palantir!
Ricorda di citare la fonte: http://www.valigiablu.it/facebook-connection-il-braccio-della-cia-e-la-sorveglianza-digitale/
Licenza cc-by-nc-nd valigiablu.it
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Facebook Connection: il braccio della CIA e la sorveglianza digitale
Un archivio da un miliardo di utenti
1 miliardo di utenti, oltre 1 miliardo di pagine visitate al mese, tra 120 e 130 contatti per utente, 90 azioni mensili per amico, per circa 11.000 azioni realizzate nel proprio gruppo di riferimento. Questi sono i numeri che quotidianamente macina EdgeRank, l’algoritmo di Facebook che determina la visibilità di un “post” sul Wall, assegnando un valore ad ogni interazione tra ricevente e mittente del messaggio sulla base di 3 elementi: affinità, rilevanza, tempo. È EdgeRank che decide cosa vediamo su Facebook (perché vedo sempre i post di Tizio e non quelli di Caio?), ma anche come e con chi comunichiamo. Non è altro che un algoritmo di classificazione di contatti sociali!
Facebook è il gestore del più grande archivio del mondo, e comprende circa un settimo della popolazione. Gli utenti forniscono i loro dati spontaneamente, sapendo che è il prezzo da pagare per poter usufruire gratuitamente del social network.
I dati sono raccolti durante la navigazione su Facebook, ma anche su tutti i siti che sfoggiano gli onnipresenti bottoni (like, share), ma anche da affiliati, inserzionisti e clienti di Facebook.
I dati sono utilizzati per confezionare gli avvisi pubblicitari personalizzati che vediamo ai lati della pagina Facebook.
O forse no?
Da Facemash a Facebook
Facebook nasce nel 2003 quando Mark Zuckerberg frequentava Harvard. All’epoca si chiamava Facemash, e comparava due persone alla volta recuperandone foto e dati dal database delle università (vota la ragazza più carina). Zuckerberg fu accusato di violazione della privacy e dei diritti d’autore, e il sito chiuso. Le accuse furono poi ritirate.
Dall’ampliamento di quel progetto nasce poi Facebook, uno strumento sociale esteso prima alle università americane, poi a tutto il mondo.
Nel 2004 la società fissa la sua sede a Palo Alto, in California. Già allora il software riceveva forti critiche: Facebook isola la gente al suo posto di lavoro, Facebook incoraggia ad avere molti “amici” privilegiando la quantità alla qualità, Facebook alimenta il nostro narcisismo… ma soprattutto Facebook è lo strumento dei venture capitalist. Come PayPal, non è altro che un esperimento sociale espressione di un libertarismo neoconservatore: su Facebook puoi essere chi vuoi tu, purché accetti di vendere te stesso alle multinazionali.
Infatti, il primo investitore di Facebook, con mezzo milione di dollari, è il cofondatore di PayPal, Peter Thiel. E chi è Peter Thiel?
Nato a Francoforte, laureato in filosofia a Stanford, membro del consiglio direttivo di Facebook, considerato uno dei gestori di hedge fund più abile al mondo, tramite la sua azienda finanziaria Founders Fund influenza l’intera Silicon Valley. Più di un capitalista intelligente e avido lo si può considerare un attivista neocon. Sostiene che il “multiculturalismo” ha ridotto le libertà degli individui, è fondatore di un giornale di destra, nonché membro di TheVanguard, un gruppo di pressione conservatore che opera sul web in contrapposizione a MoveOn.org, altro gruppo di pressione ma di tendenze liberali. TheVanguard è una comunità online di americani che credono nel libero mercato e lo Stato ridotto ai minimi termini. Il suo scopo è promuovere politiche per rimodellare l’America e il mondo.
L’idea di Thiel è che si possono trovare valori nei contatti sociali, e per questo occorre ampliarli andando oltre i confini nazionali. Quindi fonda PayPal e poi investe in Facebook. La domanda è: si possono creare comunità sociali transnazionali? Per altri, invece: si possono fare soldi con l’amicizia?
Facebook è l’ideale, sostanzialmente non fa nulla ma si limita a mediare i rapporti sociali. La teoria secondo la quale gli esseri umani tendono a muoversi in gruppo, come greggi di pecore, fa il resto.
Internet incarna il sogno di ogni neocon, spezza i confini nazionali consentendo di aggirarne i limiti (e quindi le leggi): paradisi fiscali, globalizzazione, accesso contemporaneamente ai mercati di tutto il mondo, capacità di spostare soldi da una parte all’altra del mondo con un click, impossibilità per i governi di un controllo effettivo sulle aziende transnazionali, e di imporre loro delle restrizioni legali.
Nessuna rivoluzione proletaria, nessun assalto alle banche può avere un qualche risultato se i soldi sono tutti alle Cayman!
Thiel è anche membro del gruppo Bilderberg, dove inoltre troviamo il fondatore di LinkedIn, Reid Hoffman, ed Erich Schmidt, presidente del consiglio di sicurezza di Google, Bill Gates, presidente di Microsoft, e Jeff Bezos, fondatore e Ceo di Amazon, e Chris Hughes, altro fondatore di Facebook.
Nel Bilderberg, una congregazione che annovera rappresentanti del mondo della finanza, della politica e dei media, che si riunisce una volta l’anno per discutere dei problemi del mondo, siede anche Alexander Karp, Ceo di Palantir Technologies, azienda della quale Thiel è il principale investitore nonché direttore.
Il braccio della CIA
Scorrendo l’elenco degli altri investitori di Facebook notiamo la Greylock Partners. Uno dei soci della Greylock è Howard Cox, il quale lavorava nel Ministero della Difesa Usa e per un certo periodo è stato nel Business Board del Pentagono. Inoltre è membro del consiglio della In-Q-Tel.
La In-Q-Tel, un nome decisamente sconosciuto ai più, è il braccio imprenditoriale della CIA. Fondata dall’Agenzia americana nel 1999 per evitare la burocrazia degli appalti pubblici, agisce sotto forma di suo investitore, così i servizi segreti possono gestire l’outsourcing per la ricerca.
La In-Q-Tel consente alla CIA di tenersi al passo con i tempi dal punto di vista tecnologico, senza dover assumere uno stuolo di scienziati. Molti di noi usano tutti i giorni uno dei prodotti nei quali ha investito la In-Q-Tel, cioè il software della Keyhole Inc., e che noi oggi conosciamo come Google Earth. Google acquisì la Keyhole nel 2004, e per un certo periodo la CIA, tramite In-Q-Tel, ha posseduto azioni di Google per un totale di 2,2 miliardi di dollari.
In una brochure della In-Q-Tel leggiamo: “governments are increasingly finding that monitoring social media is an essential component in keeping track of erupting political movements, crises, epidemics, and disasters, not to mention general global trends”. Si tratta di tenere d’occhio le idee che sono più condivise in rete per anticipare il sorgere di movimenti politici. Bisogna trovarsi pronti prima di un altro Occupy!
È l’ennesima teoria della cospirazione mondiale? Nulla di tutto ciò. Non diremo che Facebook fu un’operazione della Cia né che Zuckerberg è un agente dell’agenzia americana. In rete ci sono numerosi articoli che mettono alla berlina questa tesi, ma il punto è che ridendone non si coglie il nucleo del problema. Gli intrecci tra le società che operano in rete e che di fatto la controllano, la gestiscono, la plasmano, sono molto più forti di quanto si creda: sempre le stesse società e gli stessi uomini! E mentre l’Operazione Overlord diventa satira online, viene messa da parte la domanda fondamentale: che fine fanno i dati degli utenti?
I dati sono tutti lì, li immettiamo noi, spesso inconsapevolmente, vengono raccolti e possono essere facilmente girati anche ai governi. In molti casi già avviene. Però sono tanti, troppi, e difficili da coordinare. Ciò che realmente manca è lo strumento con cui relazionare l’enorme quantità di informazioni e trarne qualche utilità, oltre che a fini di pubblicità personalizzata.
O forse no?
Fallen Hero
Febbraio 2011. L’agente speciale dell’ufficio immigrazione (ICE) Jaime Zapata viene ucciso dai membri di un cartello della droga. Nelle ore successive gli alti funzionari dell’amministrazione Usa vanno in fibrillazione. Sono letteralmente incazzati per l’omicidio deliberato di un agente federale; e vogliono vendetta!
I federali avevano già una enorme quantità di informazioni sui cartelli della droga, i loro uomini, i meccanismi di finanziamento e le rotte di contrabbando: dossier, relazioni, video di sorveglianza, intercettazioni, footage da droni. Informazioni non coordinate e quindi scarsamente utili. Qualcuno suggerisce di rivolgersi ad una software house della California. I risultati sono sorprendenti, il software consente di individuare tutte le connessioni possibili tra gli individui e le varie organizzazioni. Un lavoro di indagine minuzioso che avrebbe richiesto mesi, forse anni, se eseguito nella maniera tradizionale.
L’Operazione Fallen Hero porta all’arresto di 676 persone, compreso i sospettati dell’omicidio di Zapata, e al sequestro di 500 chili di cocaina e una notevole quantità di armi.
Nel caso citato e in altri simili il comune denominatore è il software. Il suo utilizzo in genere rimane segreto, ma in qualche raro caso le informazioni si fanno strada verso il pubblico. Così sappiamo che nel 2010 è stato usato in un’operazione di spionaggio in Canada, per coordinare gli aiuti durante l’uragano Sandy, per svelare abusi sui minori, ed anche in casi di rapimento. In Afghanistan gli USA lo utilizzano per le operazioni speciali, e ha contribuito alla cattura di Bin Laden.
Quel software è prodotto da Palantir Technologies.
La pietra veggente
La sede di Palantir Technologies, a 10 minuti da quella di Facebook, si trova a Palo Alto, ed è conosciuta come The Shire (La contea), l’ufficio in Virginia è Rivendell, la casa degli elfi. Il Palantir è la pietra veggente de “Il signore degli anelli”, una sfera dall’apparenza di cristallo che permette a chi la osserva di comunicare a grande distanza. Il suo nome vuol dire: coloro che sorvegliano da lontano. Tutti riferimenti alla mitologia di Tolkien.
Il software Palantir risolve il problema fondamentale dell’intelligence. CIA e FBI possono avere diversi database con peculiarità proprie: dati finanziari, campioni di DNA e di suoni, video, mappe, intercettazioni. Poi ci sono i tantissimi dati che vengono raccolti da internet. Per rendere coerenti questa enorme quantità di informazioni occorrerebbero anni. Il software Palantir, invece, accedendo a tutti i database, riesce in poco tempo ad estrarre tutti i dati che hanno una correlazione tra di loro. La tecnologia Palantir trasforma discariche di dati in miniere d’oro!
Palantir
Palantir in realtà nasce quale strumento antifrode. Poiché PayPal attirava molti criminali che utilizzavano il servizio per riciclaggio di denaro o frodi, Peter Thiel, il cofondatore di PayPal, investì nella realizzazione di un software in grado di verificare le transazioni sospette.
Dopo l’acquisizione di PayPal da parte di Ebay, Thiel si portò dietro quel software, e costituì la società Palantir nel 2004.
Palantir Technologies nasce con l’apporto di importanti esperti di sicurezza nazionale, come John Poindexter, ex consigliere per la sicurezza nazionale di Ronald Reagan, il quale suggerì un approccio diverso: invece di estrarre dati dai soli database governativi non era meglio attingere anche a quelli privati? Transazioni, carte di credito, mail, tabulati telefonici… una enorme quantità di dati presenti in rete che aspettano solo di essere raccolti!
La mission di Palantir, spiega il Ceo Alexander Karp, è quella di lavorare insieme per creare un mondo migliore: il nostro lavoro salva delle vite, consente la cattura dei criminali, protegge i diritti dei cittadini.
Come il Palantir di Tolkien può servire sia per il bene che il male, molti dicono lo stesso del software di data mining della società californiana: tutto dipende da chi tiene il Palantir, tutto dipende da chi usa il software di sorveglianza digitale.
Karp sostiene che Palantir ha sviluppato anche un sofisticato sistema di protezione della privacy, per garantire un accesso controllato ai dati. E ha anche creato un Consiglio per la privacy e le libertà civili all’interno dell’azienda. Ma è difficile credere che gli enti governativi, come la NSA, siano soggetti a limitazioni del genere. In realtà il sistema è strettamente legato al nulla osta di sicurezza governativo, solo chi è autorizzato può leggere determinati dati. Ma al vertice c’è sempre chi può leggere tutto.
Il punto è che Palantir nasce con uno scopo preciso, fornire agli Stati Uniti il più sofisticato strumento di controllo per impedire un nuovo 9/11. Ed è quello che sta facendo al meglio, analizzando database governativi e privati. Compreso quelli della multinazionali del web?
Attualmente Palantir ha come clienti: il dipartimento della Difesa Usa, CIA, FBI, esercito, Marines, Aeronautica, dipartimenti di Polizia di New York e Los Angeles, e un numero crescente di istituzioni finanziarie. Dopo Washington e Wall Street, Palantir si sta espandendo nella sanità, nelle assicurazioni e nel biotech. In ogni settore sembra esserci un possibile impiego del software Palantir. E adesso lo si utilizza anche al di fuori degli Usa.
Londra, 2012. Il premier britannico Cameron annuncia i giochi olimpici con queste parole: “the eyes of the world will be on us”, "gli occhi del mondo sono su di noi".
Uno di quegli occhi era Palantir!
LASCIO A VOI TUTTI SVILUPPARE,USANDO LA MENTE,I COMMENTI CHE POTRESTE FARE E CHI CONTROLLA CHI ?
E' STATO RICEVUTO UN "RAGAZZINO"CON LE IDEE GENIALI, MA SOVVENZIONATO DALLA "CIA-USA" E DAI "SERVIZI...........USA"!!
QUINDI, CARI SIGNORI, CHE USATE "FACEBOOK",SAPPIATE CHE SIETE SEMPRE CONTROLLATI.
I SIG.RI USA, SI FANNO DELLE BELLE, GROSSE,RISATE,QUANDO SIETE IN CHAT "PARTICOLARI", AHAHAHAHAHAH (non esiste ancora, on line, un programma che determini, chi vi spia,seppure "qualcuno"per far soldi vi dica, "io lo ho",ma a quanto mi si dice, anche questo muro, presto, verrà sfondato......e proprio negli USA!!!!!)
A PRESTO UN'ALTRO POST.....SE NON VENGO "BLINDATO" PRIMA.
Un archivio da un miliardo di utenti
1 miliardo di utenti, oltre 1 miliardo di pagine visitate al mese, tra 120 e 130 contatti per utente, 90 azioni mensili per amico, per circa 11.000 azioni realizzate nel proprio gruppo di riferimento. Questi sono i numeri che quotidianamente macina EdgeRank, l’algoritmo di Facebook che determina la visibilità di un “post” sul Wall, assegnando un valore ad ogni interazione tra ricevente e mittente del messaggio sulla base di 3 elementi: affinità, rilevanza, tempo. È EdgeRank che decide cosa vediamo su Facebook (perché vedo sempre i post di Tizio e non quelli di Caio?), ma anche come e con chi comunichiamo. Non è altro che un algoritmo di classificazione di contatti sociali!
Facebook è il gestore del più grande archivio del mondo, e comprende circa un settimo della popolazione. Gli utenti forniscono i loro dati spontaneamente, sapendo che è il prezzo da pagare per poter usufruire gratuitamente del social network.
I dati sono raccolti durante la navigazione su Facebook, ma anche su tutti i siti che sfoggiano gli onnipresenti bottoni (like, share), ma anche da affiliati, inserzionisti e clienti di Facebook.
I dati sono utilizzati per confezionare gli avvisi pubblicitari personalizzati che vediamo ai lati della pagina Facebook.
O forse no?
Da Facemash a Facebook
Facebook nasce nel 2003 quando Mark Zuckerberg frequentava Harvard. All’epoca si chiamava Facemash, e comparava due persone alla volta recuperandone foto e dati dal database delle università (vota la ragazza più carina). Zuckerberg fu accusato di violazione della privacy e dei diritti d’autore, e il sito chiuso. Le accuse furono poi ritirate.
Dall’ampliamento di quel progetto nasce poi Facebook, uno strumento sociale esteso prima alle università americane, poi a tutto il mondo.
Nel 2004 la società fissa la sua sede a Palo Alto, in California. Già allora il software riceveva forti critiche: Facebook isola la gente al suo posto di lavoro, Facebook incoraggia ad avere molti “amici” privilegiando la quantità alla qualità, Facebook alimenta il nostro narcisismo… ma soprattutto Facebook è lo strumento dei venture capitalist. Come PayPal, non è altro che un esperimento sociale espressione di un libertarismo neoconservatore: su Facebook puoi essere chi vuoi tu, purché accetti di vendere te stesso alle multinazionali.
Infatti, il primo investitore di Facebook, con mezzo milione di dollari, è il cofondatore di PayPal, Peter Thiel. E chi è Peter Thiel?
Nato a Francoforte, laureato in filosofia a Stanford, membro del consiglio direttivo di Facebook, considerato uno dei gestori di hedge fund più abile al mondo, tramite la sua azienda finanziaria Founders Fund influenza l’intera Silicon Valley. Più di un capitalista intelligente e avido lo si può considerare un attivista neocon. Sostiene che il “multiculturalismo” ha ridotto le libertà degli individui, è fondatore di un giornale di destra, nonché membro di TheVanguard, un gruppo di pressione conservatore che opera sul web in contrapposizione a MoveOn.org, altro gruppo di pressione ma di tendenze liberali. TheVanguard è una comunità online di americani che credono nel libero mercato e lo Stato ridotto ai minimi termini. Il suo scopo è promuovere politiche per rimodellare l’America e il mondo.
L’idea di Thiel è che si possono trovare valori nei contatti sociali, e per questo occorre ampliarli andando oltre i confini nazionali. Quindi fonda PayPal e poi investe in Facebook. La domanda è: si possono creare comunità sociali transnazionali? Per altri, invece: si possono fare soldi con l’amicizia?
Facebook è l’ideale, sostanzialmente non fa nulla ma si limita a mediare i rapporti sociali. La teoria secondo la quale gli esseri umani tendono a muoversi in gruppo, come greggi di pecore, fa il resto.
Internet incarna il sogno di ogni neocon, spezza i confini nazionali consentendo di aggirarne i limiti (e quindi le leggi): paradisi fiscali, globalizzazione, accesso contemporaneamente ai mercati di tutto il mondo, capacità di spostare soldi da una parte all’altra del mondo con un click, impossibilità per i governi di un controllo effettivo sulle aziende transnazionali, e di imporre loro delle restrizioni legali.
Nessuna rivoluzione proletaria, nessun assalto alle banche può avere un qualche risultato se i soldi sono tutti alle Cayman!
Thiel è anche membro del gruppo Bilderberg, dove inoltre troviamo il fondatore di LinkedIn, Reid Hoffman, ed Erich Schmidt, presidente del consiglio di sicurezza di Google, Bill Gates, presidente di Microsoft, e Jeff Bezos, fondatore e Ceo di Amazon, e Chris Hughes, altro fondatore di Facebook.
Nel Bilderberg, una congregazione che annovera rappresentanti del mondo della finanza, della politica e dei media, che si riunisce una volta l’anno per discutere dei problemi del mondo, siede anche Alexander Karp, Ceo di Palantir Technologies, azienda della quale Thiel è il principale investitore nonché direttore.
Il braccio della CIA
Scorrendo l’elenco degli altri investitori di Facebook notiamo la Greylock Partners. Uno dei soci della Greylock è Howard Cox, il quale lavorava nel Ministero della Difesa Usa e per un certo periodo è stato nel Business Board del Pentagono. Inoltre è membro del consiglio della In-Q-Tel.
La In-Q-Tel, un nome decisamente sconosciuto ai più, è il braccio imprenditoriale della CIA. Fondata dall’Agenzia americana nel 1999 per evitare la burocrazia degli appalti pubblici, agisce sotto forma di suo investitore, così i servizi segreti possono gestire l’outsourcing per la ricerca.
La In-Q-Tel consente alla CIA di tenersi al passo con i tempi dal punto di vista tecnologico, senza dover assumere uno stuolo di scienziati. Molti di noi usano tutti i giorni uno dei prodotti nei quali ha investito la In-Q-Tel, cioè il software della Keyhole Inc., e che noi oggi conosciamo come Google Earth. Google acquisì la Keyhole nel 2004, e per un certo periodo la CIA, tramite In-Q-Tel, ha posseduto azioni di Google per un totale di 2,2 miliardi di dollari.
In una brochure della In-Q-Tel leggiamo: “governments are increasingly finding that monitoring social media is an essential component in keeping track of erupting political movements, crises, epidemics, and disasters, not to mention general global trends”. Si tratta di tenere d’occhio le idee che sono più condivise in rete per anticipare il sorgere di movimenti politici. Bisogna trovarsi pronti prima di un altro Occupy!
È l’ennesima teoria della cospirazione mondiale? Nulla di tutto ciò. Non diremo che Facebook fu un’operazione della Cia né che Zuckerberg è un agente dell’agenzia americana. In rete ci sono numerosi articoli che mettono alla berlina questa tesi, ma il punto è che ridendone non si coglie il nucleo del problema. Gli intrecci tra le società che operano in rete e che di fatto la controllano, la gestiscono, la plasmano, sono molto più forti di quanto si creda: sempre le stesse società e gli stessi uomini! E mentre l’Operazione Overlord diventa satira online, viene messa da parte la domanda fondamentale: che fine fanno i dati degli utenti?
I dati sono tutti lì, li immettiamo noi, spesso inconsapevolmente, vengono raccolti e possono essere facilmente girati anche ai governi. In molti casi già avviene. Però sono tanti, troppi, e difficili da coordinare. Ciò che realmente manca è lo strumento con cui relazionare l’enorme quantità di informazioni e trarne qualche utilità, oltre che a fini di pubblicità personalizzata.
O forse no?
Fallen Hero
Febbraio 2011. L’agente speciale dell’ufficio immigrazione (ICE) Jaime Zapata viene ucciso dai membri di un cartello della droga. Nelle ore successive gli alti funzionari dell’amministrazione Usa vanno in fibrillazione. Sono letteralmente incazzati per l’omicidio deliberato di un agente federale; e vogliono vendetta!
I federali avevano già una enorme quantità di informazioni sui cartelli della droga, i loro uomini, i meccanismi di finanziamento e le rotte di contrabbando: dossier, relazioni, video di sorveglianza, intercettazioni, footage da droni. Informazioni non coordinate e quindi scarsamente utili. Qualcuno suggerisce di rivolgersi ad una software house della California. I risultati sono sorprendenti, il software consente di individuare tutte le connessioni possibili tra gli individui e le varie organizzazioni. Un lavoro di indagine minuzioso che avrebbe richiesto mesi, forse anni, se eseguito nella maniera tradizionale.
L’Operazione Fallen Hero porta all’arresto di 676 persone, compreso i sospettati dell’omicidio di Zapata, e al sequestro di 500 chili di cocaina e una notevole quantità di armi.
Nel caso citato e in altri simili il comune denominatore è il software. Il suo utilizzo in genere rimane segreto, ma in qualche raro caso le informazioni si fanno strada verso il pubblico. Così sappiamo che nel 2010 è stato usato in un’operazione di spionaggio in Canada, per coordinare gli aiuti durante l’uragano Sandy, per svelare abusi sui minori, ed anche in casi di rapimento. In Afghanistan gli USA lo utilizzano per le operazioni speciali, e ha contribuito alla cattura di Bin Laden.
Quel software è prodotto da Palantir Technologies.
La pietra veggente
La sede di Palantir Technologies, a 10 minuti da quella di Facebook, si trova a Palo Alto, ed è conosciuta come The Shire (La contea), l’ufficio in Virginia è Rivendell, la casa degli elfi. Il Palantir è la pietra veggente de “Il signore degli anelli”, una sfera dall’apparenza di cristallo che permette a chi la osserva di comunicare a grande distanza. Il suo nome vuol dire: coloro che sorvegliano da lontano. Tutti riferimenti alla mitologia di Tolkien.
Il software Palantir risolve il problema fondamentale dell’intelligence. CIA e FBI possono avere diversi database con peculiarità proprie: dati finanziari, campioni di DNA e di suoni, video, mappe, intercettazioni. Poi ci sono i tantissimi dati che vengono raccolti da internet. Per rendere coerenti questa enorme quantità di informazioni occorrerebbero anni. Il software Palantir, invece, accedendo a tutti i database, riesce in poco tempo ad estrarre tutti i dati che hanno una correlazione tra di loro. La tecnologia Palantir trasforma discariche di dati in miniere d’oro!
Palantir
Palantir in realtà nasce quale strumento antifrode. Poiché PayPal attirava molti criminali che utilizzavano il servizio per riciclaggio di denaro o frodi, Peter Thiel, il cofondatore di PayPal, investì nella realizzazione di un software in grado di verificare le transazioni sospette.
Dopo l’acquisizione di PayPal da parte di Ebay, Thiel si portò dietro quel software, e costituì la società Palantir nel 2004.
Palantir Technologies nasce con l’apporto di importanti esperti di sicurezza nazionale, come John Poindexter, ex consigliere per la sicurezza nazionale di Ronald Reagan, il quale suggerì un approccio diverso: invece di estrarre dati dai soli database governativi non era meglio attingere anche a quelli privati? Transazioni, carte di credito, mail, tabulati telefonici… una enorme quantità di dati presenti in rete che aspettano solo di essere raccolti!
La mission di Palantir, spiega il Ceo Alexander Karp, è quella di lavorare insieme per creare un mondo migliore: il nostro lavoro salva delle vite, consente la cattura dei criminali, protegge i diritti dei cittadini.
Il diritto alla libertà di parola e il diritto alla privacy sono fondamentali per una democrazia viva. Fin dalla sua nascita, Palantir Technologies ha sostenuto questi ideali e ha dimostrato un impegno per la compilazione del software che protegge la privacy e le libertà civili.Queste le “belle” parole del Ceo di Palantir, peccato che fossero in calce alle scuse per aver avuto un ruolo nel progetto di attacco a Wikileaks. Un Pdf rubato e reso pubblico da Wikileaks mostra appunto il logo di Palantir su un progetto nato da una proposta di Bank of America, e Palantir più che un difensore dei diritti umani ne esce come una sorta di mercenario digitale.
Come il Palantir di Tolkien può servire sia per il bene che il male, molti dicono lo stesso del software di data mining della società californiana: tutto dipende da chi tiene il Palantir, tutto dipende da chi usa il software di sorveglianza digitale.
Karp sostiene che Palantir ha sviluppato anche un sofisticato sistema di protezione della privacy, per garantire un accesso controllato ai dati. E ha anche creato un Consiglio per la privacy e le libertà civili all’interno dell’azienda. Ma è difficile credere che gli enti governativi, come la NSA, siano soggetti a limitazioni del genere. In realtà il sistema è strettamente legato al nulla osta di sicurezza governativo, solo chi è autorizzato può leggere determinati dati. Ma al vertice c’è sempre chi può leggere tutto.
Il punto è che Palantir nasce con uno scopo preciso, fornire agli Stati Uniti il più sofisticato strumento di controllo per impedire un nuovo 9/11. Ed è quello che sta facendo al meglio, analizzando database governativi e privati. Compreso quelli della multinazionali del web?
Attualmente Palantir ha come clienti: il dipartimento della Difesa Usa, CIA, FBI, esercito, Marines, Aeronautica, dipartimenti di Polizia di New York e Los Angeles, e un numero crescente di istituzioni finanziarie. Dopo Washington e Wall Street, Palantir si sta espandendo nella sanità, nelle assicurazioni e nel biotech. In ogni settore sembra esserci un possibile impiego del software Palantir. E adesso lo si utilizza anche al di fuori degli Usa.
Londra, 2012. Il premier britannico Cameron annuncia i giochi olimpici con queste parole: “the eyes of the world will be on us”, "gli occhi del mondo sono su di noi".
Uno di quegli occhi era Palantir!
LASCIO A VOI TUTTI SVILUPPARE,USANDO LA MENTE,I COMMENTI CHE POTRESTE FARE E CHI CONTROLLA CHI ?
E' STATO RICEVUTO UN "RAGAZZINO"CON LE IDEE GENIALI, MA SOVVENZIONATO DALLA "CIA-USA" E DAI "SERVIZI...........USA"!!
QUINDI, CARI SIGNORI, CHE USATE "FACEBOOK",SAPPIATE CHE SIETE SEMPRE CONTROLLATI.
I SIG.RI USA, SI FANNO DELLE BELLE, GROSSE,RISATE,QUANDO SIETE IN CHAT "PARTICOLARI", AHAHAHAHAHAH (non esiste ancora, on line, un programma che determini, chi vi spia,seppure "qualcuno"per far soldi vi dica, "io lo ho",ma a quanto mi si dice, anche questo muro, presto, verrà sfondato......e proprio negli USA!!!!!)
A PRESTO UN'ALTRO POST.....SE NON VENGO "BLINDATO" PRIMA.